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CORRISPONDENZE ESTERONelle mura del convento di clausura le monache donano gli abiti alle spose

17.07.14 - 15:45
Nel Monastero di Santa Rita a Cascia Suor Maria Laura, monaca agostiniana prima di entrare in convento faceva la stilista nella sartoria di famiglia e ora realizza abiti da sposa di seconda mano
Foto Roger Bergonzoli
Nelle mura del convento di clausura le monache donano gli abiti alle spose
Nel Monastero di Santa Rita a Cascia Suor Maria Laura, monaca agostiniana prima di entrare in convento faceva la stilista nella sartoria di famiglia e ora realizza abiti da sposa di seconda mano

CASCIA - «Se hai un sogno e possiamo aiutarti a realizzarlo facciamo del nostro meglio per riuscirci». A parlare, è Suor Maria Laura, monaca agostiniana, che, prima di entrare nella clausura del Monastero di Santa Rita, faceva la stilista nella sartoria di famiglia. Di fronte a lei, una delle numerose future spose che ha raggiunto Cascia (Perugia) risalendo la Valnerina, nel cuore della verde Umbria, per trovare l’abito giusto per il matrimonio. Ma facciamo un passo indietro, per comprendere come la monaca di clausura e la ragazza in procinto di sposarsi si sono trovate l’una di fronte all’altra tra le mura di un antico convento del XIII secolo.

A Cascia, non si arriva mai per caso, troppo isolata e troppo defilata rispetto alle mete di pellegrinaggio tradizionali. Lo sanno bene, le centinaia di migliaia di devoti di Santa Rita che ogni anno giungono sul “colle della speranza” da ogni parte del mondo. Nel paese in cui visse ed operò la Patrona dei casi impossibili, la Carità è di casa da quasi sei secoli. Tutto ruota intorno alla figura di questa piccola, grande donna che nella sua vita è stata figlia, sposa, madre, vedova, monaca e stigmatizzata. Tra le numerose attività caritatevoli portate avanti in suo onore dalle monache, c’è quella degli “abiti da sposa di seconda mano”, nata spontaneamente negli anni ’50, quando le spose iniziano a donare il loro abito nuziale al Monastero, per affidare il loro matrimonio a Santa Rita. Quegli stessi abiti sono stati poi offerti dalle monache alle future spose che non potevano permettersene uno. Le prime spose ad usufruirne, sono state le “Apette” che, diventate grandi, desideravano sposarsi. Le “Apette” sono le ragazze ospiti all’Alveare di Santa Rita, la casa d’accoglienza del Monastero che dal 1938, che ospita bambine e ragazze provenienti da famiglie con serie difficoltà economiche e sociali. 

Oggi, le future spose che ricorrono al servizio di beneficenza, spesso, non hanno la possibilità economica di acquistare altrimenti un abito da sposa, oppure sono donne che fanno una scelta precisa di sobrietà, nell’ambito di un cammino intrapreso dalla coppia, con l’intento di riscoprire il significato vero del matrimonio. Alcune di loro, non conoscono Santa Rita, altre richiedono l’abito per sposarsi con rito civile. Nel rispetto delle motivazioni di ciascuna, Suor Maria Laura, addetta all’iniziativa, mostra gli splendidi vestiti a tutte le donne che ne fanno richiesta e che, solo se lo desiderano, lasciano un’offerta per il dono ricevuto. Molte di loro, dopo aver utilizzato il vestito, scelgono di restituirlo alle Monache per metterlo a disposizione di un’altra sposa, in un ideale passaggio del testimone della solidarietà e dell’amore. Gli abiti che non vengono scelti dalle spose, che sono meno richiesti, vengono destinati alle missioni, dilatando ancor di più le maglie di questa catena solidale tutta al femminile.

L’incontro tra le due spose, la sposa di Cristo e la promessa in moglie al proprio uomo, avviene in una grande stanza all’interno della clausura. È questa, una collocazione che risale al mese di ottobre 2013. L’aumento delle richieste del servizio di beneficenza, infatti, ha indotto la comunità delle monache a spostare la location per l’accoglienza della sposa, da fuori a dentro la clausura. Prima, il contatto tra Suor Maria Laura e la futura sposa avveniva unicamente attraverso la finestra con la grata, che collega la clausura al mondo esterno. Questa nuova location risolve l’esigenza di immagazzinare gli abiti, sempre più numerosi e, al contempo, risponde al bisogno di accogliere al meglio la donna interessata alle prove dell’abito, che spesso è accompagnata da amici e parenti. 

«Di tutte le spose, conservo un caro ricordo» racconta Suor Maria Laura «Durante le prove dell’abito, il clima che si crea è sereno e divertente, alcune ragazze rimangono entusiaste del primo vestito indossato, altre ancora scelgono abiti molto diversi da quelli che avevano immaginato. Molte spose tornano dopo il matrimonio accompagnate dal marito per condividere la loro esperienza. Provo sempre una grande gioia, la gioia di vedere felice una giovane che può coronare il suo sogno d’amore anche con un abito adeguato al giorno più bello della sua vita». 

Per informazioni sul servizio degli abiti da sposa di seconda mano, basta scrivere a monastero@santaritadacascia.org. 

 

 

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