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SPAGNAIn piazza per difendere il diritto all'aborto

01.02.14 - 20:04
Quasi 8 spagnoli su 10, secondo l'ultimo sondaggio pubblicato oggi da El Periodico, sono contrari al controverso progetto di riforma che consente l'interruzione di gravidanza solo in casi eccezionali
Foto Keystone
In piazza per difendere il diritto all'aborto
Quasi 8 spagnoli su 10, secondo l'ultimo sondaggio pubblicato oggi da El Periodico, sono contrari al controverso progetto di riforma che consente l'interruzione di gravidanza solo in casi eccezionali

MADRID - Era cominciata come un'iniziativa del cenacolo femminista 'Les comadres y mujeres por la Igualidad', le comari e donne per l'uguaglianza, di Pola de Laviana, un piccolo paese delle Asturie. È finita col diventare una mobilitazione nazionale, con 300 associazioni che hanno aderito al manifesto "per il diritto a decidere" e almeno diecimila manifestanti in piazza contro la 'controriformà dell'aborto proposta nel dicembre scorso dal governo di Mariano Rajoy, per chiederne il ritiro e le dimissioni del promotore, il ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardon.

E, sul tam-tam rilanciato nei social network, sit-in di protesta e 'flash mob' si sono svolti in molte città europee, da Londra a Bruxelles, da Amsterdam a Parigi, a Milano, Roma o Firenze, davanti ambasciate e consolati spagnoli, con un denominatore comune: il rifiuto della 'controriforma' spagnola considerata uno sfregio ai diritti delle donne.

Il 'treno della libertà' - quello che portava appunto le esponenti del movimento dalle Asturie a Madrid - non è stato l'unico a calare sulla capitale, ma decine di vagoni e autobus sono giunti da numerose città spagnole carichi di manifestanti. In un'atmosfera di festa e al grido di 'Yo decidò il corteo è partito a mezzogiorno dalla stazione di Atocha ed ha sfilato lungo il Paseo del Prado e fino alle Cortes, il Parlamento, per consegnare un manifesto in cui si esige il ritiro del controverso progetto di legge.

'Gallardon dimission' e 'Nosotras parimos, nosotras decidimos' (Noi partoriamo, noi decidiamo) gli slogan scanditi da donne di tutte le età, da giovani avvolte nelle bandiere viola delle femministe, da coppie con figli nelle carrozzine, da anziani. Come Costanza, di 85 anni, arrivata da Gijon: "Siamo moltissimi, ma dovremmo essere molto di più - dice all'ANSA -. Sono qui a manifestare, come già feci nel 1985, per lottare per i diritti dei miei nipoti, non si può tornare al medioevo, a quando eravamo costrette a passare la frontiera per abortire".

Fra i manifestanti, anche tantissimi uomini. Felix, 37 anni e Juan Carlos, di 45, sono giunti da Soria e, al passaggio del corteo, davanti al ministero della Sanità, urlano: "Dimission!". "Bisogna mobilitarsi tutti davanti a un taglio dei diritti, uomini e donne, perché i figli sono di entrambi", spiegano.

Quasi 8 spagnoli su 10, secondo l'ultimo sondaggio pubblicato oggi da El Periodico, sono contrari al controverso progetto di riforma che consente l'interruzione di gravidanza solo nel caso di violenza sessuale, di grave rischio per la salute psicofisica della madre, quando sia certificato da almeno 2 medici, e in caso di malformazione del feto incompatibile con la vita ed abroga così di fatto il diritto delle donne ad abortire nelle prime 14 settimane di gestazione, come prevedeva la legge approvata nel 2010 dal governo socialista di Zapatero.

Il progetto promosso a dicembre per compiacere l'ala più conservatrice del Partido Popular in vista delle elezioni europee di maggio, si è rivelato un boomerang, che ha fatto levare numerose voci di protesta anche all'interno dello stesso partito di governo, al punto che il premier Rajoy ha dovuto riconoscere che si tratta di una "riforma controversa". E il Congresso dei Deputati, dove il PP ha la maggioranza assoluta, ne ha rinviato l'esame a giugno prossimo, dopo la tornata elettorale.

Alla marcia di Madrid si sono uniti anche sindacati, come l'Union General de Trabajadores, che ha ricevuto l'appoggio della Cgil italiana, e rappresentanti politici dell'opposizione, fra i quali la numero due del Psoe, Elena Valenciano, e il deputato di Izquierda Unida, la Sinistra Unita, Gaspar Llamazares. "Non ci fermeremo fino a quando il governo non ritirerà la legge che cancella i diritti delle donne", ha dichiarato ai media la vicesegretaria socialista.

E "solidarietà" contro la riforma è stata espressa in numerose città europee. Fra le mobilitazioni in Italia, quella a Milano davanti al consolato spagnolo e a Firenze, con un flash mob in rosa sotto la sede del consolato di Spagna, al grido di 'Mai più!'.

A Parigi, un corteo di circa duemila persone, secondo fonti dell'associazione Osez le féminisme, è sfilato fino all'ambasciata di Spagna e manifestazioni si sono svolte a Bordeaux, Marsiglia, Nantes, Strasburgo, Tolosa e in una trentina di altre città francesi.

ats

 

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