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STATI UNITIObama al mondo, "Abbiamo il dovere di agire"

11.09.13 - 07:27
Il presidente americano: "Non siamo il poliziotto del mondo, ma le atrocità, i crimini di guerra compiuti non possono rimanere senza risposta"
Foto Keystone
Obama al mondo, "Abbiamo il dovere di agire"
Il presidente americano: "Non siamo il poliziotto del mondo, ma le atrocità, i crimini di guerra compiuti non possono rimanere senza risposta"

WASHINGTON - "File di cadaveri di uomini, donne, bambini, uccisi da gas velenosi. Altri con la schiuma alla bocca, che rantolano alla ricerca di un respiro, e un padre che stringe il figlio morto che li implora ad alzarsi e a camminare". Usa immagini forti Barack Obama per spiegare agli americani perché gli Stati Uniti hanno il dovere di agire contro le atrocità compiute in Siria. Sono le immagini "ripugnanti" dello scorso 21 agosto, quando in un attacco chimico in un sobborgo di Damasco sono morte oltre 1.400 persone. E il presidente Usa non ha dubbi: il responsabile è il suo omologo Bashar al Assad.

Obama, parlando in diretta tv alla nazione, cerca di esercitare tutta la sua leadership. È forse il momento più delicato della sua presidenza, e lo si coglie nella espressione tesa. Conferma di aver chiesto al Congresso più tempo per il voto, per permettere alla diplomazia di fare il suo corso: "È troppo presto per dire quanto la proposta russa avrà successo, ma - ammette - potrebbe consentire di togliere di mezzo le armi chimiche senza un intervento militare". Dunque, meglio aspettare, e vedere cosa succede.

Ma con tono deciso il presidente Usa insiste sulla necessità di reagire contro i crimini compiuti dal regime siriano, anche per dare un segnale a tutti gli altri dittatori che in assenza di una reazione potrebbero sentirsi legittimati a usare armi chimiche. Cerca di spiegare le sue ragioni Obama, il perchè un presidente che ha chiuso un epoca di guerre sembra ora volersi imbarcare in una nuova pericolosa avventura.

"Non siamo il poliziotto del mondo, ma le atrocità, i crimini di guerra compiuti non possono rimanere senza risposta", afferma, e non solo per una questione morale, di valori. In pericolo c'è la stessa sicurezza nazionale. "Se non agiamo - insiste - il regime di Assad non vedrà alcuna ragione per fermare l'uso dei gas. E altri tiranni non ci penseranno due volte ad accumulare questi gas e ad usarli". In cima ai suoi pensieri c'è innanzitutto l'Iran. Il rischio - spiega - è quello di una guerra chimica sui campi di battaglia contro le truppe Usa, e l'uso di queste armi letali da parte dei terroristi contro i civili. Uno scenario che Obama definisce "intollerabile". "Questa è la posta in gioco", ammonisce, ammettendo quanto la sua decisione rischi di essere impopolare. Ma fa una promessa: "Non sarà un nuovo Iraq o un nuovo Afghanistan". "Il Paese è stanco delle guerre - riconosce il Commander in Chief - e l'intervento in Siria non sarà a tempo indeterminato, ma limitato e volto a evitare l'uso di armi chimiche". Insomma: "Non sarà una puntura di spillo", ma nemmeno un guerra come quelle del recente passato.

Secondo un sondaggio della Cnn il 47% degli americani ha giudicato convincenti le spiegazioni del presidente americano, mentre per il 65% è probabile che l'azione diplomatica in corso possa evitare un intervento da parte degli Usa.

ats

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