L'ex presidente della Regione Puglia, oggi capolista alla Camera in Puglia nelle liste del Pdl, è stato riconosciuto colpevole anche di illecito finanziamento ai partiti e per un episodio di abuso d'ufficio. È stato invece assolto dall'accusa di peculato e da un'altra contestazione di abuso d'ufficio.
L'ex ministro è uno dei 30 imputati (ci sono anche 10 società, quasi tutte del gruppo Angelucci), 13 dei quali sono stati condannati a pene comprese tra un anno e quattro anni e sei mesi di reclusione. Tra i nomi noti spicca quello di Giampaolo Angelucci, il re delle cliniche romane, editore e immobiliarista al quale i giudici hanno inflitto la pena di tre anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento ai partiti. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005, quando Fitto era presidente della Regione Puglia.
Tra le pene accessorie che i giudici della seconda sezione penale hanno disposto nei confronti di Fitto, oltre l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, anche l'incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di un anno. Nei confronti dell'ex ministro è stata anche disposta la confisca dei beni in sequestro del valore di 500'000 euro, pari al prezzo della corruzione per cui è stato condannato in concorso con Angelucci. Fitto è stato condannato, inoltre, al risarcimento dei danni nei confronti della Regione Puglia, parte civile nel procedimento, da quantificarsi in sede civile.