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INDIALe autorità indiane e la «sorveglianza completa» dei kashmiri

18.05.22 - 11:16
Kashmir: gli occhi del Governo hanno raggiunto tutte le attività commerciali, a spese dei negozianti
AFP
Le autorità indiane e la «sorveglianza completa» dei kashmiri
Kashmir: gli occhi del Governo hanno raggiunto tutte le attività commerciali, a spese dei negozianti
«È preoccupante, è una sorveglianza completa della vita civile», ha commentato Aakar Patel di Amnesty International

SRINAGAR - L'India ha deciso di tenere d'occhio, in modo praticamente letterale, la regione del Kashmir.

Da aprile, come riporta l'agenzia stampa AFP, tutte le attività commerciali e le aziende private sono infatti obbligate a dotarsi - a proprie spese - di sistemi di videosorveglianza di buona qualità e con capacità di memorizzazione di 30 giorni. Le registrazioni dovranno poi essere poter mostrate, su richiesta, «alla polizia e a qualsiasi altro ente preposto all'applicazione della legge».

La regione, amministrata dall'India ma fulcro di gruppi separatisti che da decenni ne chiedono l’indipendenza (o la fusione con il Pakistan), sta diventando quindi tra i territori più controllati del mondo, una sorta di Stato di sorveglianza.

«Se lo paghino loro»
L'obbiettivo annunciato dalle autorità è quello di «scoraggiare i crimini e gli elementi antisociali e antinazionali». Chi non si dota di questi mezzi di videosorveglianza cosa rischia? Da una multa fino ad un mese di carcere.

Si tratta di una decisione che non piace affatto ai commercianti locali, soprattutto a chi è già in difficoltà, in particolare per la questione dei prezzi. I sistemi TVCC che soddisfano gli standard stabiliti dalle autorità costano infatti più di 40'000 rupie (poco meno di 500 euro), una cifra importante per dei piccoli negozianti.

«Le specifiche lo rendono inaccessibile per me in un momento in cui gli affari sono in calo», ha dichiarato all'AFP Bilal Ahmed, proprietario di una gelateria nel principale quartiere commerciale di Srinagar, la città principale del territorio. «Se questo è davvero ciò che vuole il Governo, dovrebbe pagarselo lui» il sistema di videosorveglianza, gli ha fatto eco un altro negoziante della città.

Un controllo totale
Il Kashmir è diviso tra India e Pakistan, che dall'indipendenza del 1947 rivendicano la sovranità sull'intero territorio himalayano a maggioranza musulmana. Nel 1989 è scoppiata un'insurrezione nella parte amministrata dall'India, con episodi di violenza che hanno provocato decine di migliaia di vittime.

Nell'agosto 2019, il governo di Narendra Modi ha revocato la parziale autonomia del territorio e lo ha portato sotto il suo diretto controllo. Migliaia di persone, tra cui leader politici e attivisti, sono state arrestate. L'interruzione delle comunicazioni telefoniche e internet ha isolato il Kashmir indiano dal resto del mondo per quasi sei mesi.

Le telecamere di sicurezza coprono già quasi ogni strada e vicolo di Srinagar e di altre città del territorio, e ora saranno anche all'interno delle attività commerciali. I residenti, compresi i giornalisti, vengono regolarmente convocati per «controlli», in cui vengono anche ispezionati i telefoni cellulari. 

Aakar Patel, ex direttore di Amnesty International in India, lo ha definito uno «sviluppo chiaramente preoccupante», che legittima «una sorveglianza completa della vita civile dei kashmiri, minacciando i loro diritti alla privacy, alla libertà di riunione, all'autonomia e alla dignità».

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