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AFRICA«Le stuprano per curarle dall'omosessualità»

17.05.22 - 10:17
Cosa vuol dire essere gay in alcuni paesi africani? Lo spiega Sabrina Avakian, criminologa ed esperta in Diritti Umani
Imago
«Le stuprano per curarle dall'omosessualità»
Cosa vuol dire essere gay in alcuni paesi africani? Lo spiega Sabrina Avakian, criminologa ed esperta in Diritti Umani
Oggi si celebra la Giornata mondiale contro l'omofobia. L'accusa: «La nuova omofobia africana deriva dal fanatismo cristiano sponsorizzato da alcuni stati occidentali e dalla politica».

L’Africa non è solo la Terra rossa che ti penetra nella sua cronaca di tribolazione da pelle nera o quella malinconia che ti soffia sul collo fino alla prossima Africa. Non è soltanto «il paradiso del fotografo, il Valhalla del cacciatore o l’Utopia dell’avventuriero», per dirla alla Beryl Markham, ma è anche il continente dimenticato delle donne infibulate, dei bambini vittime di abuso, dei trafficanti accusati di stregoneria e delle ondate migratorie incontrollate, «laddove esplodono con forza passioni eterosessuali, bisessuali e omosessuali, perseguitate, derise e raramente accettate».

Gay come posseduti dal demonio - A sottoscriverlo con lapidaria chiarezza in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia che si celebra oggi, è Sabrina Avakian, criminologa ed esperta in Diritti Umani, che getta un’altra volta, l’ennesima, nuova luce sulle vecchie ombre di Madre Africa. Ci dice: «Ho conosciuto molti gay durante i miei viaggi di lavoro nel Continente nero e posso dire, con cognizione di causa, che da quelle parti omofilia e lesbismo sono da sempre, e ancor oggi, considerati una malattia portata da stranieri bianchi. Tra tutti i paesi africani il Sudafrica è quello che ha fatto più progressi nel campo dei diritti gay, eppure le leggi non vengono applicate neppure lì».

Avakian si scaglia fin da subito contro le grame credenze medioevali dell’Africa bianco-nera le quali, all’alba del 20˚ secolo, sembrerebbero ululare ancora parole dispotiche addosso gli amori vissuti tra persone del medesimo sesso: «Può sembrare inconcepibile ma, ad oggi, in ben 38 paesi africani essere omosessuali significa essere malati perversi e sottomessi a influenze demoniache. Gli stessi governi e chiese sono promotori di campagne omofobe, e in caso di recidività gay e lesbiche sono condannati finanche all’ergastolo e alla pena di morte», tuona l’esperta in Diritti Umani, mentre si spinge lì dove normalmente la parola non arriva e gli altri non osano.

Lesbiche violentate per essere curate - «La sorte peggiore spetta alle donne omosessuali che, una volta scoperte, vengono violentate come sistema di cura della loro presunta “patologia”». D’altra parte, come documenta ampiamente Avakian in "Storie nascoste", «quando una femmina afferma di essere lesbica è come se umiliasse gli uomini facendoli sentire impotenti. Questo spiega perché circa l’80% di queste donne, viene “curato” a colpi di stupri, spesso collettivi, con bottiglie frantumate oppure con falli di ferro rivestiti da spine di acciaio». In effetti, ci spiega, a quelle latitudini il vizio “obbrobrioso” dell’amore tra donne, deve essere evitato come la peste se si vuole continuare a campare: «Molte fanciulle vengono stuprate persino su richiesta della madre o di altri componenti della loro famiglia, e altre immerse a forza in pozzi di acqua benedetta dai preti per essere sdemonizzate».

Ma, la bellezza della terra del fuoco, scrive la penna di Sabrina Avakian, «abitata da piedi scalzi che sfiorano pietre infuocate e ventri gonfi sostenuti da corpi affusolati», presenzierebbe a ogni tipo di abuso, non solo quello lesbo-gay: «Può sembrare paradossale, ma se in Africa la sodomia è considerata contro natura, la pedofilia è ritenuta normale. Anzi, quasi la si incoraggia, al punto che l’abuso sessuale su minori è espresso anche attraverso i matrimoni di bambine con uomini vecchi».

Uomini che abusano di neonati per curarsi dall'HIV - Avakian lavora in missioni umanitarie per varie agenzie specializzate Nazioni Unite. Seguita a provocare e a scuotere con toni forti: «Durante i miei incarichi ufficiali ho visto uomini anziani cercarsi bambine da sposare o da violentare. In alcuni territori aggrediti da AIDS, la consuetudine di avere spose bambine dipende infatti dalla convinzione diffusa secondo cui le donne più adulte sono più a rischio di essere affette da HIV». Tra i fatti incalzanti e agghiaccianti che rendono folli le perverse regole socio-culturali africane, ve ne sarebbe una che, fuori da ogni logica, a detta dell’operatrice umanitaria, spiegherebbe tante cose: «Può sembrare folle, lo so, ma in alcuni paesi dell’Africa molti uomini abusano ancora oggi sessualmente dei neonati perché pensano di guarire dall’HIV. La cosa che mi sciocca di più è che a maltrattare e abusare di bambini o di donne e uomini con tendenze gay, siano proprio coloro che ricoprono non sempre, ma spesso, cariche tradizionali».

Preti, imam e stregoni - A tal proposito, a suffragare le condotte coercitive di preti cristiani, Imam, stregoni e Capi di Stato afro, sono storie comuni di persone omosessuali raccolte dall’esperta in persona durante il suo peregrinare nei vari paesi africani. Parliamo di storie di vita vissuta, ma che gridano giustizia. Proprio come la vicenda di Gete, lesbica etiope dichiarata: «La ventottenne mi ha raccontato che i peggiori sono i preti copti ortodossi, i quali martirizzano l’amore tra donne perché non si sposano e non fanno figli. Inoltre mi ha confermato che a perpetrare gli abusi sulle fanciulle, tra i tanti, sono anzitutto alcuni poliziotti, sacerdoti e peacekeepers di alcuni paesi dell’Unione africana e della Nato. Gete li definisce “animali pieni di soldi, che abusano dei loro poteri perché godono della neutralità e della protezione di tutti i membri del consiglio delle Nazioni Unite”», assicura l’autrice, la quale non perde occasione per lanciare un j’accuse contro il buonismo retorico di chi predica bene e razzola male.

«Tali abusi sono stati segnalati al sistema che professa la tolleranza zero sugli abusi, ma si assiste alla solita ipocrisia di alcuni funzionari di insabbiare le denunce». Insomma, Sabrina Avakian neppure questa volta abdica al suo stile chiaro e diretto e, in ultima battuta, chiede aiuto al Gotha dei tribunali: «C’è un rapporto interno che guarda caso è sparito ma tutti arrivano a dichiarare che non esiste nessuna prova di abusi, come per dire che la parola di un bambino non vale nulla. Invece le prove ci sono. Eccome se ci sono!».

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