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HONG KONGOspedali strapieni, la situazione a Hong Kong è critica

09.03.22 - 19:30
La città-stato è salita velocemente al primo posto della triste graduatoria dei morti per Covid
Keystone
Ospedali strapieni, la situazione a Hong Kong è critica
La città-stato è salita velocemente al primo posto della triste graduatoria dei morti per Covid
Le cause principali, come ribadito anche da Giorgio Merlani, il basso tasso vaccinale tra gli anziani e la bassa esposizione alle scorse ondate

HONG KONG - Mentre buona parte del mondo è rivolta a quanto sta accadendo in Ucraina, la situazione ad Hong Kong sta diventando sempre più drammatica.

Il sistema ospedaliero della città-stato è stato investito da un focolaio della variante Omicron BA2, e Hong Kong ha ora il tasso di morti per Covid più alto al mondo. Le immagini che giungono dal posto sono angoscianti: i corpi delle vittime si sostituiscono, uno dopo l'altro, in sacchi di plastica sigillati, senza che le famiglie possano organizzare delle cerimonie funebri per salutare i propri cari. A volte, i pazienti non fanno neanche in tempo ad arrivare in ospedale, o devono aspettare fuori poiché non c'è posto.

Nosocomi che, d'altra parte, sono strapieni. Un medico del reparto di emergenza di un ospedale pubblico ha dichiarato in un'intervista al Washington Post che i letti (e non solo) sono stipati, e che i medici riescono a malapena ad arrivare ai pazienti. Per non parlare delle case per anziani, descritte come «campi di battaglia». Quasi il 90% delle strutture - che non hanno le risorse per realizzare rapidamente delle stanze di quarantena - ha avuto casi di Covid, con circa 4'700 collaboratori che sono già risultati positivi.

Una strage in corso
Le cifre sono impressionanti e parlano da sole. Più di 2'300 persone sono morte solo dall'origine dell'ultimo focolaio (con i casi che sono esplosi all'inizio di febbraio), quando fino ad allora, in totale dall'inizio della pandemia, ad Hong Kong avevano perso la vita 213 persone. Migliaia di residenti - in primis anziani, ma anche persone più giovani - non riescono a sfuggire al virus, che per diversi motivi si rivela letale.

Tra questi, gli esperti sostengono che ci sia il fatto di aver respinto in modo egregio le scorse ondate, e il misero tasso di vaccinazione: a gennaio meno di un residente su cinque, sopra gli 80 anni, era vaccinato con due dosi. Tre dosi? Quasi nessuno.

Merlani: «Non è un raffreddore»
La situazione drammatica è arrivata anche sotto gli occhi del medico cantonale Giorgio Merlani, che su Twitter ha ribadito i due motivi del fortissimo impatto di questa ondata su Hong Kong. «La differenza di gravità del decorso l‘hanno fatta vaccini e ondate pregresse». «Non» il fatto che il «il virus sia „buono“!», ha spiegato Merlani, chiarendo che Omicron «non è un raffreddore». L'esperto ha poi sottolineato l'importanza dei vaccini e anche la differenza che fa l'essere stati esposti ad ondate precedenti. 

Le autorità politiche e sanitarie locali sono quindi finite sotto attacco. Finora la strategia ispirata al modello cinese, con rigorosi test, chiusure e confini serrati aveva permesso di contenere la diffusione del virus, ma con Omicron la situazione è cambiata. La variante altamente trasmissibile ha paralizzato la città, colpendo in particolare i più vulnerabili. Secondo molti residenti, il Governo si sarebbe dovuto preparare meglio, in particolare a livello di vaccini.

Carrie Lam: «Ogni vita conta»
Il capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, ha invece riconfermato l'impegno delle autorità. Sulla critica che la città «abbia deciso di vivere con il virus» invece di perseguire l'obbiettivo di zero casi, la politica ha dichiarato che si tratta di «dibattiti al momento irrilevanti», insistendo che il governo «non smetterà mai di combattere aggressivamente la pandemia», anche poiché «ogni vita conta». 

Annunciando un aumento dei test, la leader del Paese ha dichiarato di aver parlato con gli ospedali privati, ottenendo il loro aiuto in diverse aree e confermando che il "Queen Elizabeth Hospital", uno dei principali nosocomi, è stato convertito in un ospedale designato al Covid, ciò che ha permesso di liberare 1'500 posti letto.

I casi stanno ora diminuendo, e il picco potrebbe essere stato superato, ma nel frattempo infermieri, dottori e operatori sanitari continuano a ritrovarsi travolti dai pazienti in fin di vita, protagonisti di una dramma che si manifesta davanti ai loro occhi. 

 

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