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MONDOVaria poco, dà sintomi blandi e cancella Delta: lo studio su Omicron

27.01.22 - 11:30
L'osservazione dell'Istituto di ricerca Altamedica sull'evoluzione della variante: «Dati veramente tranquillizzanti»
Reuters (foto d'archivio)
Varia poco, dà sintomi blandi e cancella Delta: lo studio su Omicron
L'osservazione dell'Istituto di ricerca Altamedica sull'evoluzione della variante: «Dati veramente tranquillizzanti»

MILANO - C'è un rumore di fondo difficile da filtrare quando si osservano i dati, grezzi, con cui ci siamo abituati a tracciare l'evoluzione della situazione epidemiologica. Casi, ricoveri, terapie intensive e decessi legati al Covid-19 che finiscono nel medesimo calderone. Con l'arrivo di Omicron, che - con tutte le sue peculiarità - si è di fatto sovrapposta alla coda dell'ondata causata dalla variante Delta, estrapolare quali siano le attuali coordinate della pandemia è diventato ancora più complesso.

Come si muove effettivamente Omicron? Quali sintomi provoca? E non da ultimo, quanto sta mutando nella sua struttura? A sintonizzare i Gps ci prova uno studio dell'Istituto di ricerca Altamedica di Milano che traccia una conclusione dai toni rassicuranti. «Possiamo affermare che Omicron appare stabile» e osservando i «3'486 positivi su circa 21mila esaminati dall'8 dicembre al 22 gennaio, è emerso che Omicron determina, di fatto, una rino-faringo-tracheite. I pochi casi più severi - che ammontano al 2% - sono verosimilmente riferibili alla coda della Delta». Queste le parole del direttore scientifico dell'istituto italiano Claudio Giorlandino all'agenzia Adnkronos.

«Dati veramente tranquillizzanti»
«Il nostro studio si è concentrato sugli importanti cambiamenti degli ultimi 15 giorni, nei quali la Omicron è cresciuta rapidamente fino ad arrivare oggi al 100% dei casi positivi. Abbiamo concentrato la nostra attenzione soprattutto verso gli outpatients, cioè le migliaia o centinaia di migliaia di soggetti che si infettano, ma che rimangono a domicilio non presentando patologie severe, e che rappresentano oggi il 99,7% dei contagiati». Dati che l'esperto ha definito «veramente tranquillizzanti», in particolare se si considera che l'incidenza dei casi riconducibili alla ben più aggressiva Delta si è pressoché azzerata nei sequenziamenti effettuati nell'ultima settimana dall'Istituto italiano.

Questa tendenza di fondo appare leggibile in controluce anche tra le cifre che da un mese vengono trascritte ogni giorno nel bollettino dell'Ufficio del medico cantonale ticinese; con decine di migliaia di casi provocati per la quasi totalità da Omicron, un numero stabile di ospedalizzazioni e pochi letti occupati nei reparti di terapia intensiva.

Delta e Omicron, una questione di "porte"
Omicron si diffonde come (ma in modo più efficiente) le varianti del coronavirus che l'hanno preceduta nell'alfabeto greco, ma attacca in modo diverso. «Essendo un virus che si localizza prevalentemente nelle vie aeree superiori. Questa, rispetto alla variante Delta, non si aggancia in quelle cellule che presentano una proteina Tmprss2», che è «molto espressa dalle cellule endoteliali respiratorie del polmone», spiega Giorlandino. Omicron invece «nell'aggredire le cellule, non predilige come invece le altre 50 varianti conosciute gli organi più interessati alla morbilità, come i polmoni dove invece la Tmprss2 è sovraespressa. La letteratura sta infatti stressando il concetto che la differenza nella via di ingresso tra le varianti Omicron e Delta può avere un'implicazione sulle manifestazioni cliniche o sulla gravità della malattia».

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