Cerca e trova immobili

SOCIETÀNon chiamateli pigri, sono gli anti-workers. Vogliono lavorare il giusto

04.01.22 - 06:35
Basta competizione e straordinari, ma sì a regole diverse che ci permettano di vivere meglio.
Deposit
Non chiamateli pigri, sono gli anti-workers. Vogliono lavorare il giusto
Basta competizione e straordinari, ma sì a regole diverse che ci permettano di vivere meglio.

NEW YORK - Senza quasi nessun preavviso, la pandemia di coronavirus ha cambiato il volto della vita lavorativa a partire dal 2020. Per la seconda volta dall'inizio della diffusione del virus, molti di noi lavorano da casa. La maggioranza dei datori di lavoro è passata allo smart working. Il lavoro "ibrido" è diventato la nuova parola d'ordine e, sembrerebbe, la nuova normalità per il futuro.

Un lavoro più "easy" - Su queste basi è nato quasi spontaneamente il gruppo degli “anti-workers”. Un “anti-lavoro”, cresciuto sul social network americano fino a diventare una comunità di 1,4 milioni di persone dalle 150 mila dello scorso autunno. Il loro obiettivo? Un lavoro diverso, più easy. Gli anti-workers in America intendono promuovere una vera e propria rivoluzione del sistema del lavoro. Attenzione, non si tratta di fannulloni che vogliono stare a poltrire tutto il giorno, senza lavorare rubando lo stipendio. Questa community sempre più nutrita chiede un lavoro governato da regole diverse, che ci permettano di vivere meglio, conciliando non solo famiglia e carriera, ma anche per organizzare con più soddisfazione il nostro tempo.

Non chiamateli pigri - “Il discorso anti-lavoro è sintomo, racconta Barnaby Lashbrooke della rivista Forbes, di una società che da molto tempo ha cambiato in peggio le sue priorità. Inquadrando il duro lavoro e il successo aziendale come l'apice, lodando coloro che si dedicano al proprio lavoro e all'accumulo di ricchezze materiali ben al di sopra di coloro che scelgono di dare maggiore importanza alle loro famiglie, alle loro passioni e hobby, o alla ricerca di felicità. Coloro che stanno lasciando il lavoro, per la maggior parte, non sono né pigri né cercano di essere disoccupati, cercano semplicemente datori di lavoro più gentili, più solidali e un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata”.

Dimissioni spontanee di massa - Il fenomeno non è qualcosa che inizia e finisce in rete come fosse una sorta di “muro” dove compatirsi a vicenda. Anzi. La scorsa estate, in seguito ad un altro periodo di restrizioni negli Stati Uniti si è assistito ad un’altra ondata. Non di covid ma di Great Resignation, ovvero delle dimissioni spontanee di massa. In molti, infatti, hanno compreso di essere stanchi. Nel solo mese di agosto, 4,3 milioni di americani hanno lasciato volontariamente il lavoro e il tasso di licenziamento è aumentato fino a raggiungere un massimo del 2,9%, secondo i dati del Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti.

“La gente per la prima volta non è potuta andare a lavorare e si è resa conto di quanto il mondo continuasse a girare senza la quantità di lavoro che faceva abitualmente”, ha spiegato uno dei moderatori del forum, noto con lo pseudonimo di Rockcellist.

I mali: competizione e gerarchia - Nel mirino degli anti-workers ci sono la stagnazione degli stipendi, le troppe ore di straordinario, la reperibilità continua. In generale, emerge la frustrazione delle persone con la struttura gerarchica al lavoro e del modo in cui sono trattate. Un’altra è quella secondo cui va bandita la competizione tra colleghi, evitando di lavorare più velocemente della media. Non lavorare più di quanto venga richiesto. Non lavorare più velocemente della media.

Anche in Europa il fenomeno prende piede. Risultati? A livello svizzero una ricerca effettuata da Research & Studies von Rundstedt, ha messo in luce che a produttività con lo Smart Working cresce o rimane stabile, i costi non aumentano e la qualità non subisce cadute, anzi tendenzialmente migliora. Il punto debole dello Smart Working è l‘impatto (moderatamente) negativo che ha sulla collaborazione tra lavoratori e sull’identificazione con l’azienda. 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE