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COREA DEL SUDLa Corea del Sud vuole combattere il virus "guardandolo in faccia"

13.12.21 - 15:43
La città di Bucheon avvierà un progetto pilota sul riconoscimento facciale per tracciare i contagi. E la privacy?
Depositphotos / Reuters
La Corea del Sud vuole combattere il virus "guardandolo in faccia"
La città di Bucheon avvierà un progetto pilota sul riconoscimento facciale per tracciare i contagi. E la privacy?
La Corea del Sud ha avuto sin dall'alba della pandemia un approccio molto rigido (e di successo) nel contenere le ondate di Covid-19. Ma come si bilanciano la sicurezza pubblica e il diritto alla riservatezza? Il punto di svolta è stato il focolaio di MERS nel 2015.

SEUL - Non solo a colpi di vaccini e mascherine, ma anche con gli algoritmi. La lotta contro la pandemia di coronavirus si combatte sempre più integrando i moderni strumenti offerti dalla tecnologia, adattati per svolgere la loro funzione base ma all'interno di una cornice d'emergenza. E, al netto delle critiche e delle sfumature etiche, la Corea del Sud si conferma la "prima della classe" di questa particolare materia.

La rigidità con cui Seul tracciava le infezioni e i contatti dei positivi all'alba della crisi è stato uno dei grandi temi di quei giorni. C'era da una parte chi lodava l'efficienza del modello sudcoreano - nel prevenire il percorso del virus invece che inseguirlo -, e chi invece considerava l'infrastruttura come un'enorme violazione autorizzata di ogni privacy. Discussioni che promettono di riaccendersi con l'entrata in gioco del riconoscimento facciale. Ma mettiamo prima un poco d'ordine.

Il Paese asiatico si trova oggi confrontato con una situazione epidemiologica molto diversa rispetto alle precedenti ondate. Le cifre lo dimostrano inequivocabilmente: in dicembre sono state oltrepassate per la prima volta, e nel giro di pochi giorni, le soglie dei 5'000, 6'000 e 7'000 contagi giornalieri. Nelle "fiammate" precedenti del virus non ci si era mai spinti al di sopra alla linea delle 3'000 infezioni in 24 ore (a fronte di una popolazione complessiva di oltre 51 milioni di persone). Ed è inutile ricordare che sono le aree più densamente popolate a dare il proverbiale "la" ai campanelli d'allarme. La città di Bucheon, nella "cintura" di Gyeonggi (la provincia che circonda la capitale sudcoreana, ndr.), è fra queste e sarà il laboratorio a cielo aperto in cui prenderà il via dal prossimo gennaio un progetto pilota per osservare tutti gli "spostamenti" del virus - e ovviamente di chi lo "porta in giro" con sé - e velocizzare il tracciamento degli infetti e dei loro contatti.

"Occhi" e "cuore" del tracciamento
Come? Stando a quanto anticipato da un funzionario dell'amministrazione cittadina di Bucheon all'agenzia Reuters, il "cuore" del sistema risiede nel lavoro a braccetto che svolgeranno l'intelligenza artificiale e il sistema di riconoscimento facciale. Gli "occhi" invece sono quelle 10'820 telecamere di sicurezza puntate sulle strade della cittadina sudcoreana. Dove sei stato? Chi hai incontrato? E per quanto tempo? Ma stavate indossando la mascherina o no? Le autorità cittadine liquidano qualsiasi problematica di privacy, sottolineando che «il sistema traccia i pazienti confermati sulla base dei protocolli previsti dalla legge sul controllo e la prevenzione delle malattie infettive». E poi, ha aggiunto, il sistema provvede in ogni caso a "pixelare" il volto di chiunque non sia registrato come paziente.

E la privacy? La svolta in quel focolaio di MERS
Immaginare un'infrastruttura di questo tipo alle nostre latitudini è impensabile. Ma il contesto sudcoreano è assai diverso da quello delle democrazie occidentali e, in particolare, fonda il suo approccio sull'esperienza accumulata in passato. Il punto di svolta è arrivato nel 2015, quando nel Paese scoppiò (tra i mesi di maggio e luglio) un focolaio di MERS. Il bilancio fu di 186 casi e 38 vittime. Da quel momento, Seul ha implementato quasi una cinquantina di riforme per dotarsi dei necessari "anticorpi" a livello di sistema sanitario. Nell'ordine inverso, ma il più adatto per il nostro punto di vista, sono state potenziate tutte le fasi: quella di cura, quella di contenimento e quella di tracciamento dei virus. E gli effetti della "memoria muscolare" del sistema sudcoreano sono stati evidenti in quelli che sono stati i riflessi con cui le autorità del Paese hanno risposto sin dalle prime avvisaglie di tempesta.

Ma la privacy? La popolazione sudcoreana in questo senso si mostra più flessibile di altre realtà nazionali. In uno studio sulla gestione del primo anno di pandemia nel Paese asiatico, pubblicato sotto l'egida di "Exemplars in Global Health", si spiega che «culturalmente e da un punto di vista legale», la Corea del Sud è più tollerante e aperta in materia di condivisione dei propri dati personali. E il successo è legato a stretto giro alla sua «capacità di ampliare rapidamente le soluzione tecnologiche» e ridisegnarle attorno alle situazioni di crisi. E parlando di consenso popolare, anche per i cittadini l'esperienza del 2015 ha fatto da scossone, mettendo in discussione quale fosse il pareggio di bilancio tra salute e sicurezza pubblica e la privacy delle informazioni personali. «La MERS è stata un'esperienza scioccante per la Corea del Sud» ed «è servita come pietra angolare» per le riforme che ne sono seguite, scrive il ricercatore June Park in un commento pubblicato dal "National Bureau of Asian Research". «A partire da quel momento, i cittadini sono stati più favorevoli a cedere parte dei loro diritti civili, in modo condizionato», per evitare di ritrovarsi di nuovo «sommersi dalla minaccia invisibile di un futuro virus».

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COMMENTI
 

Don Quijote 2 anni fa su tio
A questa punto, alla Svizzera per essere la prima della classe non gli rimane che puntare sul chip sottocutaneo obbligatorio per tutti, con rilevamento posizione, immagini termiche e suono, nonché una piccola carica esplosiva caso mai il cittadino disubbidisca. Ovviamente è una battuta ma credo che ad alcuni politici e cittadini l’idea piacerebbe!

Thinks 2 anni fa su tio
Risposta a Don Quijote
Infatti! Avevo già scritto di questa evoluzione della paranoia, quella del chip sotto pelle (come i cani), e dovresti vedere quanta gente è contenta di farselo mettere per la sua sicurezza... 😂
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