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ITALIANoi migranti, portatori di una nuova umanità a Riace

07.10.21 - 06:00
Lì dove l'ex sindaco, Domenico Lucano, è stato condannato a 13 anni per aver aiutato i migranti.
Giacomo Sini
Giuseppe Civati, ex deputato del Parlamento italiano, al centro della foto, mentre parla con l’ex vice sindaco del villaggio di Riace nel 2018, due mesi prima l’arresto di Mimmo Lucano. Già nei mesi precedenti il primo arresto nel 2018, così come avviene oggi dopo la condanna a 13 anni, tante personalità pubbliche si recarono a Riace per solidarizzare con il sindaco.
Giuseppe Civati, ex deputato del Parlamento italiano, al centro della foto, mentre parla con l’ex vice sindaco del villaggio di Riace nel 2018, due mesi prima l’arresto di Mimmo Lucano. Già nei mesi precedenti il primo arresto nel 2018, così come avviene oggi dopo la condanna a 13 anni, tante personalità pubbliche si recarono a Riace per solidarizzare con il sindaco.
Noi migranti, portatori di una nuova umanità a Riace
Lì dove l'ex sindaco, Domenico Lucano, è stato condannato a 13 anni per aver aiutato i migranti.

RIACE - Domenico Lucano, candidato all’assemblea regionale della Calabria ed ex sindaco di Riace, un paese nel Sud Italia, è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione dopo un lungo processo per presunti illeciti legati al sistema di accoglienza dei migranti che aveva organizzato nel proprio paese.

Tra i capi d’accusa vi sono associazione a delinquere, abuso d'ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d'asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Una pena inaspettata e persino superiore rispetto a quella richiesta dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi) e che in Italia ha indignato gran parte del mondo politico e dell’opinione pubblica per la sua severità. Durante la sua amministrazione protrattasi per quasi quindici anni - dal 2004 al 2018 - Riace era divenuto un modello virtuoso di solidarietà e accoglienza conosciuto anche nel resto d’Europa, tanto da far affluire in questo luogo prima sconosciuto, visitatori, studiosi, artisti e personalità del mondo culturale.

Giacomo SiniAlcuni migranti e abitanti del luogo si riuniscono per una chiacchierata davanti alla "Taverna Donna Rosa", principale centro per la protesta nel 2018 contro il governo centrale e la prefettura che decise di interrompere completamente i finanziamenti al "Modello Riace".


Bayram, l'emigrante folgorato da Riace 
La zona in cui si trova Riace è sottosviluppata, vittima come il resto della regione dal secolo scorso dello spopolamento, della speculazione edilizia e dello strapotere della 'ndrangheta.
In questo piccolo borgo il primo sbarco avvenne nel 1998, quando sulla spiaggia di Riace Marina, la stessa dove furono ritrovate le famose statue in bronzo, si arenò una barca con un centinaio di persone di etnia curda. Tra loro vi era Bayram che, rimanendo folgorato a prima vista da questi luoghi che tanto ricordano le altre sponde dello Ionio, vi si stabilì definitivamente. Bayram è uno dei migranti che hanno contribuito a rendere Riace un modello virtuoso d’accoglienza. Negli anni ha collaborato a rimettere in sesto i terrazzamenti del Parco Sara – dedicato a una portatrice d'acqua vissuta nella metà del secolo scorso – ricoperti di vitigni, olivi, alveari per la produzione del miele e agrumeti. Da allora arrivarono e transitarono per questi luoghi altri migranti di diverse nazionalità, del Centro Africa e del Medio Oriente soprattutto, tanto che molti tra questi scelsero poi di restare e di diventare residenti a pieno titolo, divenendo parte inscindibile e ben integrata della zona. Nel 1999 proprio Lucano, al tempo maestro elementare, decise di fondare a Riace l'associazione “Città Futura” dando vita ad un progetto di accoglienza “diffusa” avente come scopo il coinvolgimento dei rifugiati all'interno di una comunità rurale che sarebbe stata altrimenti destinata a scomparire.

Giacomo SiniAlcuni giovani abitanti del villaggio camminano per le vie del centro di Riace, prima di recarsi al campo da calcetto per una partita. 2018


Quando Lucano nel 2004 diventò sindaco del paese, il progetto iniziale si rafforzò grazie ai fondi del sistema d’accoglienza, divenuto in seguito “Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati” - smantellato nel 2019 dall’ex ministro dell’interno, Matteo Salvini, segretario della Lega. Le associazioni insieme alla giunta si misero all’opera per la ristrutturazione di strade e case in rovina, la realizzazione di laboratori artigianali che riprendevano mestieri dimenticati, l’apertura di botteghe, biblioteche e bar, il mantenimento in vita di asili e scuole - altrimenti a rischio chiusura a causa della scarsa affluenza -, nonché la creazione di fattorie didattiche, orti e frantoi, facendo così rinascere il borgo, dando lavoro e nuove opportunità sia ai locali che ai migranti.
I problemi iniziarono soprattutto quando nel 2017 la Procura di Locri iscrisse il sindaco nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata. Lo stesso anno a causa di presunte criticità nella rendicontazione delle spese Riace venne esclusa dal ministero dell’Interno dai finanziamenti statali per il mantenimento del sistema d’accoglienza. Con il ritardo dei pagamenti il comune dichiarò il dissesto finanziario, accumulando un ingente debito di 2 milioni di euro con il personale assunto dalle associazioni e con i fornitori, oltre a paventare il pericolo di mettere in strada i 165 richiedenti asilo presenti, almeno 50 bambini in gran parte nati nel comune, circa 80 operatori, e la chiusura di numerose attività commerciali.
Per protesta verso il blocco dei finanziamenti i riacesi insieme all'amministrazione comunale promossero un lungo sciopero della fame, sospendendo le attività di tutti i laboratori e delle botteghe che prima producevano ricami, ceramiche, aquiloni o vetro.

Giacomo SiniAlcuni dei migranti di Riace durante lo sciopero della fame del 2018, sulle scale della "Taverna Donna Rosa", che prima che i fondi fossero bloccati era un ristorante dove lavoravano migranti e gente del posto.

Una nuova umanità
Nell’ottobre 2018 Lucano fu arrestato e messo agli arresti domiciliari con l’accusa di aver organizzato un matrimonio di comodo tra un’immigrata nigeriana e un cittadino italiano, per quanto alla base delle carte processuali vi fosse soltanto un’intercettazione telefonica dove non emergeva se il matrimonio fosse stato effettivamente celebrato. Dopo il periodo di detenzione, nei suoi confronti era stato applicato e poi revocato il divieto di dimora a Riace. Mimma, una donna riacese di circa 50 anni che gestisce un alimentari in paese, già nell’Agosto del 2018, dopo le indagini a carico del sindaco ricordava come il blocco dei finanziamenti del Viminale e l’attacco a Lucano, fossero “pari ad aver subito un lutto”. Mimma in quei mesi concitati d’attacco al modello di Riace sosteneva con forza l’idea che i migranti “avessero insegnato alla comunità a vivere nuovamente” ricordando con emozione come, quando arrivati, si sentissero subito a casa, “come se avessero sempre abitato con i riacesi nel paese”. La vittoria della Lega a Riace alle elezioni del 2019 – con un candidato dichiarato successivamente ineleggibile - giunta sull’onda dell’arresto di Lucano, ha ulteriormente indebolito il modello d'accoglienza riacese cercando attraverso una serie di atti, di eliminarne qualsiasi traccia passata. Tra questi luoghi immemori e dimenticati, Lucano e tanti Riacesi avevano costruito una nuova umanità, lontana da una narrativa nella quale l'immigrazione è raccontata solo come fonte di conflittualità. Le parole di Antonio, un ragazzo riacese di 32 anni che grazie all’esperienza del modello Riace di Lucano era riuscito a rimanere in paese lavorando come falegname, già nel 2018 sembravano un monito rispetto alla situazione odierna, “chi ostacola questo modello, dovrebbe vedere come era Riace venti anni fa, quando non c'era assolutamente niente e l'unico evento era la festa patronale, i giovani erano costretti ad emigrare, cosa che probabilmente dovrò fare anche io”. Per tanti riacesi, soprattutto per i più giovani, l’attacco al modello Riace ha rappresentato un ritorno indietro; un probabile nuovo abbandono del piccolo paese della Locride ed una ripresa dell’emigrazione verso Nord. Anche per i migranti che qui avevano trovato casa e lavoro il futuro è sempre più incerto, tra l’emarginazione nelle grandi città o la terribile prospettiva del mondo schiavista del caporalato.

Giacomo SiniDomenico Lucano, ex insegnante elementare ed ex sindaco di Riace. È il fondatore dell'associazione "Città Futura" del paese.
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