La Food and Drugs Administration dovrebbe autorizzarne la somministrazione per gli immunosoppressi
Negli Stati Uniti si contano circa 9 milioni di cittadini immunosoppressi. E stando alle osservazioni mediche, molti di questi potrebbero non sviluppare una robusta risposta con il normale ciclo vaccinale, restando così esposti al Covid-19.
WASHINGTON D.C. - Quarantotto ore per prendere una decisione che andrebbe a ridisegnare il futuro della lotta contro la pandemia negli Stati Uniti. La Food and Drug Administration, stando ad alcune anticipazioni provenienti da oltre l'Atlantico, sarebbe pronta a fare retromarcia, facendo scattare la luce verde per la somministrazione di una terza dose dei vaccini di Pfizer e Moderna, per le persone immunosoppresse.
E di retromarcia, perlomeno parziale, è giusto parlare considerando che solo un mese fa le autorità sanitarie a stelle e strisce avevano chiuso la porta di fronte alla richiesta ufficiale di Pfizer di poter potenziare il protocollo vaccinale con una terza dose. «Sulla base dei dati che abbiamo a disposizione finora - aveva detto il virologo Anthony Fauci - non riteniamo necessaria una terza dose di vaccino».
Perché questo cambio di direzione? Stando alla NBC, che per prima ha anticipato la possibile - e a questo punto, altamente probabile - decisione della Fda, a motivare la decisione sarebbe il calo della risposta immunitaria registrato frequentemente nei pazienti immunodepressi, nonostante la vaccinazione completa, che restano in questo modo vulnerabili a un'infezione da Covid con possibili decorsi severi. E si parla, sulla base delle stime dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), di circa 9 milioni di cittadini americani.
Per queste persone, secondo uno studio pubblicato dalla Johns Hopkins University, la probabilità di finire in ospedale a causa del Covid-19, arrivando a rischiare il decesso, è 485 volte superiore rispetto alla popolazione generale.