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CINAConfermata condanna a morte per droga di un cittadino canadese

10.08.21 - 07:28
La pena è «appropriata». La sentenza arriva in un momento critico dei rapporti tra Pechino e Ottawa.
Keystone
Schellenberg durante il processo, svoltosi ormai due anni or sono, ma il cui verdetto è stato emesso martedì
Schellenberg durante il processo, svoltosi ormai due anni or sono, ma il cui verdetto è stato emesso martedì
Fonte Ats
Confermata condanna a morte per droga di un cittadino canadese
La pena è «appropriata». La sentenza arriva in un momento critico dei rapporti tra Pechino e Ottawa.

SHENYANG - È stata confermata in appello da un tribunale locale la pena di morte contro un cittadino canadese condannato in Cina per traffico di droga. La condanna in secondo grado di Robert Lloyd Schellenberg arriva nel mezzo di una grave crisi diplomatica tra Pechino e Ottawa.

E la giustizia cinese dovrebbe annunciare domani il verdetto contro un altro cittadino canadese, Michael Spavor, sospettato di spionaggio. Il suo arresto in Cina, poco dopo quello in Canada di un'alta funzionaria del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, aveva infiammato le relazioni bilaterali.

Schellenberg, dal canto suo, è stato condannato a morte nel gennaio del 2019. Il tribunale lo ha riconosciuto colpevole di aver contrabbandato, insieme ad altri imputati, più di 220 chilogrammi di metanfetamine. Già condannato in passato in Canada per traffico di droga, Schellenberg si è proclamato innocente e ha affermato di essere andato in Cina per turismo.

Ha quindi presentato ricorso contro la condanna. L'Alta corte popolare della provincia nordorientale di Liaoning, dove era sotto processo, però, «ha deciso di respingere il ricorso e confermare il verdetto iniziale», si legge in un comunicato. «È stata costituita una Corte plenaria» la quale «ha ritenuto che i fatti accertati in primo grado fossero chiari, le prove attendibili e sufficienti» e che la pena di morte fosse quindi «appropriata», viene affermato.

Il processo d'appello di Schellenberg si è svolto nel maggio 2019. Ci sono quindi voluti più di due anni prima che la giustizia cinese emettesse il suo verdetto.
 
 

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