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ITALIATorna in Italia un tesoro archeologico di quasi 800 pezzi

22.06.21 - 16:29
È stato rinvenuto presso un collezionista belga. Il valore si aggira attorno agli 11 milioni di euro
Carabinieri / AFP
Torna in Italia un tesoro archeologico di quasi 800 pezzi
È stato rinvenuto presso un collezionista belga. Il valore si aggira attorno agli 11 milioni di euro

BARI - Dopo lunghe e articolate indagini estese a livello internazionale, un’intera raccolta archeologica costituita da pezzi di eccezionale rarità e inestimabile valore è stata riportata dal Belgio in Italia dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari.

Le indagini, avviate nel 2017 a seguito di una segnalazione del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia, hanno consentito di individuare, presso un facoltoso collezionista belga, una stele daunia (una scultura di pietra, piatta) dalle peculiarità decorative tipiche dell’area archeologica di Salapia, agro del Comune di Cerignola, in provincia di Foggia.

L'oggetto era stato pubblicato sul catalogo realizzato in occasione della mostra intitolata “L’arte dei popoli italici dal 3000 al 300 a.C.”, tenutasi dal 6 novembre 1993 al 13 febbraio 1994 presso il Museo Rath di Ginevra, e su quello dell’esposizione che ha avuto luogo presso il Museo Mona-Bismarck Foundation di Parigi dal 1° marzo al 30 aprile 1994. Il reperto nel catalogo appariva incompleto nella parte centrale, mancante in particolare di un’iscrizione decorativa corrispondente a un frammento custodito presso il Museo Archeologico di Trinitapoli che, secondo l’intuizione di un funzionario del Laboratorio di Restauro, completava il disegno del margine inferiore dello scudo e la parte superiore del guerriero a cavallo, raffigurati nell’antico manufatto.                                  

I successivi accertamenti effettuati in Svizzera tramite il servizio dell'Interpol, finalizzati all’identificazione del detentore del bene d’arte di provenienza pugliese, e gli elementi investigativi raccolti sul potenziale possesso di ulteriori reperti ceramici di interesse storico-artistico trafugati da corredi funerari di tombe scavate clandestinamente in territorio apulo, hanno portato i Carabinieri ad avanzare la richiesta di emissione di un Ordine Europeo di Indagine per la ricerca e il sequestro di ulteriori beni archeologici di provenienza italiana potenzialmente nella disponibilità del collezionista in Belgio.

Nel dicembre 2018 la Procura della Repubblica di Foggia ha emesso l’Ordine Europeo di Indagine, eseguito dalla Polizia Federale belga con la partecipazione di militari di Bari, che hanno individuato la stele daunia presso l’abitazione del collezionista in un comune della provincia di Anversa. Il frammento conservato presso il Museo di Trinitapoli era perfettamente sovrapponibile e completava la parte mancante del disegno della stele. 

Nel corso della perquisizione è stato recuperato un vero e proprio “tesoro archeologico”, costituito da centinaia di reperti in ceramica figurata apula e altre stele daunie, tutte illecitamente esportate dall’Italia, che sono state quindi sottoposte a sequestro in Belgio.

La conseguente richiesta dell’Autorità Giudiziaria italiana, per ottenere il mantenimento del sequestro e il trasferimento dei beni in Italia per gli esami scientifici e tecnici da parte del personale specializzato, è stata accolta dall’Autorità Giudiziaria estera, diventando oggetto di ripetuti ricorsi da parte dall’indagato belga (tutti nel tempo respinti). 

L’esame tecnico effettuato in Belgio dal consulente archeologo italiano ha evidenziato l’autenticità e il valore storico-culturale dei 782 reperti archeologici trovati presso il collezionista, tutti provenienti dalla Puglia. 

Figurano fra questi un numero elevato di vasi apuli a figure rosse, anfore, ceramiche a vernice nera, ceramiche indigene e attiche, a decorazione dipinta geometrica e figurata, stele figurate in pietra calcarea dell’antica Daunia, oltre a numerosissime terrecotte figurate cosiddette “tanagrine”, testine fittili, statuette alate, ecc.

Si tratta di beni tutelati databili tra il VI e il III secolo a.C., di un valore commerciale pari a circa 11 milioni di euro, depredati e smembrati dai contesti originari.

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