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STATI UNITIDisparità etniche e vaccini: quanto conta il razzismo

12.02.21 - 06:05
Numerosi studi hanno affrontato l'argomento, basandosi anche sui dati forniti dai singoli Stati.
Keystone
Disparità etniche e vaccini: quanto conta il razzismo
Numerosi studi hanno affrontato l'argomento, basandosi anche sui dati forniti dai singoli Stati.
Vari i fattori in gioco: dalle caratteristiche socio-economiche alla diffidenza, dalle campagne pubblicitarie poco efficaci all'età dei vaccinati.

WASHINGTON - Vari studi hanno dimostrato che le persone di colore hanno fino a quattro volte più probabilità di morire a causa del coronavirus. Sono diverse le cause concatenate che hanno portato a queste conclusioni, sia di origine socio-economiche che fisica. 

A far discutere nelle ultime settimane sono invece le disparità etniche relative alle vaccinazioni. Alcuni Stati degli USA hanno registrato una differenza più marcata rispetto ad altri. Uno dei casi di cui si è parlato molto è quello del Mississippi, dove a fine gennaio il 18% delle persone vaccinate era nero, ma la percentuale degli abitanti di colore dello Stato ammonta al 38%. Ma quanto conta il razzismo nella distribuzione dei vaccini? 

Tanti i fattori in gioco, dalle caratteristiche socio-economiche alla diffidenza, dalle campagne pubblicitarie poco efficaci all'età dei vaccinati. Ma anche la distribuzione geografica, e la scarsa organizzazione logistica. 

Diffidenza e caratteristiche socio-economiche - L'analisi dei dati merita un approfondimento maggiore, e non deve limitarsi alla lettura di semplici percentuali. Anche nel caso dei vaccini vari fattori collaborano al risultato. Tra questi figurano anche le caratteristiche socio-economiche degli statunitensi, dove le disparità, anche etniche, sono ancora oggi piuttosto evidenti.

In primo luogo, l'istruzione aiuta, solitamente, a percepire il vaccino come qualcosa di sicuro; al contrario i più disinformati (o coloro che cadono maggiormente nelle fake news) in generale corrispondono alla fascia di persone che hanno un accesso difficoltoso all'istruzione. Non riuscire a raggiungere informazioni corrette e non avere a disposizione dei mezzi di comunicazione (come ad esempio un semplice servizio email) può portare alcune fasce di popolazione a rimanere isolate. Non da ultimo sono da prendere in considerazione anche i mezzi di trasporto per spostarsi e ricevere il vaccino. E non bisogna dimenticare che, almeno inizialmente, i vaccini sono arrivati dapprima nelle città, e solo in un secondo tempo hanno raggiunto anche le periferie. 

Non tutti gli Stati hanno fornito un resoconto della situazione della campagna vaccinale, suddivisa per etnie, sesso ed età. E la tipologia della suddivisione dei dati, diversa da Stato a Stato, non rende facile un'analisi comparativa. 

Stati trasparenti- Sono una quindicina gli Stati che hanno fornito le cifre dettagliate riguardanti le vaccinazioni. Analizzando ad esempio quelle relative allo Stato del New Jersey, emerge che i vaccini totali effettuati sono 1'166'000, e di questi il 60% è andato alle donne. I bianchi hanno ricevuto il 51% dei vaccini, contro il 6% dei cittadini asiatici, il 4% dei neri, e il 5% di ispanici. Il dato corrisponde circa alla suddivisione delle etnie del New Jersey, considerando che nel 18% dei casi non sono stati forniti dati relativi all'origine. 

Il caso di Chicago - Stando ai dati di Chicago di fine gennaio, solo il 19% dei vaccinati risultava essere di colore, stessa cifra per gli ispanici, mentre i bianchi ammontavano al 50%. Nonostante i neri rappresentino il 30% della popolazione, risultano essere il 60% di tutti i casi di coronavirus totali, a livello cittadino. I dati disponibili hanno rilevato che inizialmente il vaccino, destinato agli operatori sanitari, andava soprattutto alle persone bianche residenti nel centro cittadino. Tuttavia la parte della città più colpita dalla pandemia risultava essere dal lato opposto (vedi tweet). Dopo aver ricevuto alcune critiche, la politica si è mossa per tentare di equilibrare la fornitura di vaccini nelle diverse aree. Ma anche in questo caso le cause della disparità sono molteplici, e si rifanno in parte a quelle elencate sopra. 

Il fattore dell'età - Un'analisi della CNN ha dimostrato che anche l'età influisce nello studio dei dati relativi alla vaccinazione: l'83% della popolazione nera dell'Alabama vive in contee in cui l'aspettativa di vita non coincide con i criteri per ricevere il vaccino in questo momento. Ad essere vaccinati in queste settimane sono solamente i lavoratori essenziali al fronte, il personale assistenziale e coloro che hanno compiuto i 75 anni. Ma in 47 delle 67 contee dello Stato l'aspettativa di vita tra i neri è inferiore ai 75 anni. Il dato relativo ai bianchi invece riguarda solo 25 contee. Stando a questi dati, significa che i bianchi, a questo punto della vaccinazione, ricevono un numero più alto di vaccini rispetto ai neri, a parità di criteri. 

Campagna vaccinale - Giunti quasi a metà febbraio, il mondo politico statunitense, ma non solo, si è chinato più volte sulla gestione della campagna vaccinale. Nonostante ci fossero diversi mesi a disposizione per organizzare la logistica, ci si è resi conto che gli errori non sono stati pochi. Alcuni Stati stanno "aggiustando il tiro", mentre altri ancora faticano. Per cercare di portare a tutte le fasce di popolazione il vaccino, gli Stati stanno ripensando soprattutto alla campagna pubblicitaria. Alcuni spot sono risultati banali, con poco impatto, e soprattutto non differenziato per categorie. Offrire semplicemente il vaccino non è sufficiente, come dimostrano i dati. 

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COMMENTI
 

pillola rossa 3 anni fa su tio
Si cerca continuamente di far passare il vaccino come unica soluzione di salvezza facendo leva su emozioni di protezione e di sostegno verso i più "deboli". In realtà si tratta della peggiore propaganda di vendita.
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