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ITALIAMuore in un incidente: giudice obbliga Apple a dare ai genitori i suoi video

10.02.21 - 12:22
Il gigante di Cupertino chiedeva un «consenso legittimo» del defunto. La norma, però, è americana, non italiana.
Keystone
Muore in un incidente: giudice obbliga Apple a dare ai genitori i suoi video
Il gigante di Cupertino chiedeva un «consenso legittimo» del defunto. La norma, però, è americana, non italiana.

MILANO - Battaglia vinta per una coppia di genitori che ha fatto causa ad Apple per vedersi riconoscere il diritto di accedere ai video del figlio, morto in un incidente stradale. Un tribunale di Milano ha stabilito infatti che sono loro i legittimi destinatari della sua eredità digitale.

Come riporta il Corriere della Sera, la coppia aveva chiesto al colosso di Cupertino le credenziali di accesso al cloud del figlio scomparso, dove dovevano trovarsi i suoi video e le sue ricette (era uno chef) dopo che il suo cellulare era andato distrutto nello schianto. Volevano «cercare di colmare almeno in parte il senso di vuoto» causato dalla sua dipartita e, con quel materiale, realizzare «un progetto dedicato alla sua memoria».

Apple aveva però risposto negativamente alla loro richiesta, invocando la protezione dell'identità di terzi e la sicurezza dei clienti. Aveva inoltre posto come condizione per un eventuale accesso che i genitori dimostrassero di essere «agenti» del defunto, dal quale dovevano aver ottenuto un «consenso legittimo» in osservanza alla Legge sulla riservatezza delle comunicazioni elettroniche (Electronic Communications Privacy Act), una norma statunitense.

La giudice Martina Flamini, del Tribunale civile di Milano, ha però stabilito che è «del tutto illegittimo» che Apple pretenda l'adempimento di obblighi estranei all'ordinamento giuridico italiano. A doversi applicare, è piuttosto l'articolo 2-terdecies del Codice della privacy nazionale che, in assenza di disposizioni testamentarie sull'eredità digitale, prevede che quest'ultima vada agli eredi legittimi se agiscono «per ragioni familiari meritevoli di protezione».

Proprio quello che, secondo la giudice, intendono fare i querelanti, che in virtù del «legame esistente tra genitori e figli» vogliono «realizzare un progetto che possa tenere viva la memoria» dal defunto.   

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