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REGNO UNITOLa pinta di Guinness e le ultime telefonate: il quotidiano dolore delle terapie intensive

19.01.21 - 06:30
Il personale cerca di soddisfare gli estremi desideri dei ricoverati e fa i conti con un tremendo stress psicologico
Depositphotos (belchonock)
I drammatici racconti di quotidianità degli infermieri dei reparti di cure intense britannici.
I drammatici racconti di quotidianità degli infermieri dei reparti di cure intense britannici.
La pinta di Guinness e le ultime telefonate: il quotidiano dolore delle terapie intensive
Il personale cerca di soddisfare gli estremi desideri dei ricoverati e fa i conti con un tremendo stress psicologico

MANCHESTER - Il personale che opera nei reparti di cure intense è chiamato a uno sforzo straordinario, in questi tempi di pandemia. Non solo in termini d'impegno fisico - costretti a indossare ingombranti dispositivi di protezione per tutto il giorno - ma anche psicologico.

Medici e infermieri sono le ultime persone che moltissimi malati vedono, al termine della propria esperienza terrena. Certe volte tengono la mano dei ricoverati fino a quando spirano a causa delle conseguenze del Covid-19. A loro affidano appelli, richieste, desideri, come la canzone preferita o l'ultima pinta di Guinness. Una storia di quotidiana drammaticità raccontata dal Manchester Evening News: nel corso del fine settimana a un paziente, che non rispondeva più ai trattamenti, è stato concesso di poter assaporare per l'ultima volta la sua birra preferita.

Il dottor Shondipon Laha, segretario onorario della Società di cure intense e attivo nelle terapie intensive degli ospedali del Nordovest inglese, spiega: «Pensiamo che sia una cosa importante come altre che facciamo. Ma ti esaurisce emotivamente». Le comunicazioni con le famiglie degli ammalati, che siano per telefono o tramite FaceTime, sono drammatiche. «Sempre più spesso riguardano l'interrompere il trattamento se pensi che il paziente stia per morire - ed è davvero duro fare queste conversazioni. Il personale infermieristico lo fa su basi quotidiane».

C'è poi la realtà fuori dall'ospedale, le persone che proseguono nella loro vita e ignorano (o fingono di farlo) quanto avviene nei reparti critici dei nosocomi. «È assolutamente demoralizzante» afferma Laha. «Guidi per andare al lavoro, vedi le persone che passeggiano e ti chiedi: "Cosa sta succedendo?". È come se fossero due mondi distinti».

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