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STATI UNITIA 8 anni è pagato per giocare a “Fortnite”

23.12.20 - 06:30
Fa discutere il contratto di un team di eSports losangelino a un baby-fuoriclasse, è legale o sfruttamento minorile?
Team 33
A 8 anni è pagato per giocare a “Fortnite”
Fa discutere il contratto di un team di eSports losangelino a un baby-fuoriclasse, è legale o sfruttamento minorile?

LOS ANGELES - «C'è chi ha una predisposizione per lo sport, chi per la matematica, Joseph è un talento naturale ai videogiochi», giura mamma Gigi Deen, il cui pargoletto di 8 anni è un vero asso di “Fortnite”.

Tanto bravo da essere stato messo sotto contratto da un team di eSports, il californiano Team 33. Dell'accordo si sa solo che il giovanissimo fuoriclasse percepirà 33'000 dollari l'anno e ha già ricevuto un pc da competizione da 5'000 dollari.

La notizia, eccezionale ma non unica nel panorama dei games professionistici, ha creato un po' di subbuglio sul web. Una la domanda più frequente: «Ma un contratto del genere con un bambino, è legale? È sfruttamento minorile?».

La risposta, dal punto di vista legale non è chiara e si tratta decisamente di una zona grigia (vedi box in basso), d'altro canto il management di Team 33 minimizza: «Non è obbligato a fare nulla, deve solo giocare nel suo tempo libero. Non si tratta certo di sfruttamento, fa quello che farebbe normalmente», ha dichiarato un responsabile al portale Kotaku.

Dal punto di vista contrattuale Dean non ha obblighi verso il team e non rischia sanzioni se salta un allenamento o se non gioca. E se invece dovesse giocare troppo e trascurare la scuola, la madre Gigi ha la facoltà di interrompere l'accordo seduta stante.

Insomma, se da una parte il piccolo e-atleta sembra tutelato, dall'altra non è chiaro se lo sia veramente considerando che gli verrà richiesto un impegno costante di tipo professionale, all'interno di un contesto creato da adulti.

Di sicuro Joseph dovrà tenersi al passo sia con il suo cavallo di battaglia “Fortnite” sia con “Call of Duty”, perché prima di poter giocare a un torneo ufficiale (con montepremi) o anche solo trasmettere in streaming (senza la supervisione di mamma) dovrà aspettare fino ai 13 anni compiuti. 

«È come con gli atleti olimpici»

Il picco giusto prima dei 20 anni e poi il declino, la carriera dei gamer di “Fortnite” (e non solo) è simile a quella dei ginnasti d'élite. Anche la questione giuridica è altrettanto sensibile: «In quel caso vengono chiamate attività extracurricolari, ma l'impegno richiesto, il controllo, ci sono tutti. Non sei obbligato a farlo, ma lo fai», spiega sempre a Kotaku l'avvocatessa del lavoro Natalie Sanders, «attualmente negli Stati Uniti non c'è un sistema di leggi adeguato. Le zone grigie sono ancora troppe».

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