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MONDOIn 106 paesi atei e agnostici subiscono discriminazioni

10.12.20 - 12:16
In almeno 10 paesi l'apostasia è punibile con la morte, mentre in 68 la blasfemia è un reato
Depositphotos (butovka)
Atei e agnostici sono discriminati in 106 paesi: è il quadro che emerge dalla nuova edizione, diffusa oggi, del Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall'Humanists International.
Atei e agnostici sono discriminati in 106 paesi: è il quadro che emerge dalla nuova edizione, diffusa oggi, del Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall'Humanists International.
In 106 paesi atei e agnostici subiscono discriminazioni
In almeno 10 paesi l'apostasia è punibile con la morte, mentre in 68 la blasfemia è un reato

ROMA - Non solo i credenti, ma anche i non credenti subiscono discriminazioni nel mondo. Atei e agnostici sono discriminati in 106 paesi: è il quadro che emerge dalla nuova edizione, diffusa oggi, del Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo promosso dall'Humanists International (di cui l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti fa parte).

In almeno 10 paesi l'apostasia è punibile con la morte; in 68 la blasfemia è un reato; in 35 la legislazione statale deriva in tutto o in parte da norme religiose; in 48 a dirimere questioni familiari o morali sono tribunali religiosi; in 26 è in vigore il divieto per i non religiosi di ricoprire alcune cariche; in 34 è prevista istruzione religiosa obbligatoria nelle scuole statali; in 15 è difficile o addirittura illegale gestire un'organizzazione apertamente umanista; in 12 politici o agenzie statali emarginano e/o molestano i non religiosi quando non incitano apertamente all'odio e/o alla violenza contro di essi.

E c'è di più. Come mostra il Rapporto, la pandemia ha esacerbato la situazione: in alcuni paesi atei e agnostici sono stati additati come capro espiatorio della pandemia; sono aumentate le disuguaglianze preesistenti; e inoltre la Covid-19 è stata utilizzata per imporre restrizioni eccessive sulle libertà di espressione e riunione.

Nell'edizione 2020 della classifica stilata dall'Humanists International, tra gli ultimi dieci paesi in materia di libertà di pensiero, si piazzano Mauritania e Pakistan in compagnia di Arabia Saudita, Iran, Afghanistan, Maldive, Emirati Arabi Uniti, Malaysia, Brunei e Yemen.

L'Europa non sfugge del tutto alle critiche, anche se si tratta di casi di ben diversa gravità. Si distinguono in particolare l'Italia (101/o posto della classifica globale: paese dell'Unione europea che si piazza peggio), la Polonia (97/o), la Germania (92/o), il Regno Unito (84/o). Ai primi cinque posti: Belgio, Olanda, Taiwan, Ecuador e Nauru.

«Nonostante le difficoltà - ha dichiarato Andrew Copson, presidente dell'Humanists International - siamo lieti di poter segnalare due buone notizie: il rilascio, dopo una campagna durata sei anni, di Mohamed Cheikh Mkhaitir in Mauritania e l'arrivo dell'attivista pakistana Gulalai Ismail negli Stati Uniti, dove ora vive con la sua famiglia».

Mkhaitir ha passato sei anni in carcere per un articolo in cui si esprimeva contro il sistema di schiavitù in vigore in Mauritania. Ismail, fondatrice di Aware Girls, un'organizzazione impegnata a fianco delle donne, è stata per anni nella exit control list del Pakistan, non potendo dunque lasciare il paese.

L'Italia - «La sezione del Rapporto dedicata all'Italia - sottolinea Roberto Grendene, segretario dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar). L'aspetto più critico messo in luce dal Rapporto di quest'anno riguarda il fatto che le autorità di governo tendono a promuovere un'agenda politica di stampo conservatore, ispirata alla religione cattolica. Un elemento che riscontriamo ogni giorno e che si riflette in qualsiasi ambito sociale, come dimostra il fatto che permangano nel nostro paese l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, il sistema dell'8 per mille, il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, la straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo, i ministri di culto pagati dallo Stato per assistenza religiosa in ospedali, caserme, carceri. E l'elenco, sfortunatamente, potrebbe continuare».

«L'aggiornamento di quest'anno - aggiunge Giorgio Maone, responsabile relazioni internazionali dell'Uaar - pone un'attenzione particolare sulla gestione della pandemia. Per l'Italia abbiamo segnalato i privilegi accordati alle confessioni religiose, e in particolare alla Chiesa cattolica, rispetto alle (necessarie) limitazioni imposte alla libertà di riunione di cittadini e associazioni non confessionali. Nonostante le 'criticità ineliminabili' sotto il profilo igienico-sanitario evidenziate nelle cerimonie eucaristiche dal Comitato Tecnico Scientifico, ancora oggi, in piena seconda ondata e con migliaia di morti a settimana, le chiese rimangono aperte, a differenza di teatri e musei, e si discute di come rendere l'orario delle messe di Natale compatibile con il coprifuoco, invece che dell'assoluta inopportunità e pericolosità di tali occasioni di assembramento».

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