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MONDOE se il lockdown non facesse poi così male all'economia?

11.10.20 - 08:09
Perché anche dove non è stato applicato la gente ha iniziato a comportarsi diversamente
Keystone
E se il lockdown non facesse poi così male all'economia?
Perché anche dove non è stato applicato la gente ha iniziato a comportarsi diversamente
È la tesi del Fondo Monetario Internazionale che sostiene che la salute di tutti sia il punto di partenza di una ripresa solida

WASHINGTON D.C. - Chiudere tutto per evitare il propagarsi del contagio o lasciare aperto, per evitare danni irreparabili all'economia. 

Sono queste le due scuole di pensiero per affrontare la pandemia da Covid-19, contrapposte e (apparentemente) inconciliabili: da una parte le vite umane, dall'altra il lavoro e il funzionamento del nostro sistema. 

A tentare di scardinare, o quantomeno di incrinare, questa contraddizione ci ha pensato un recente studio del Fondo monetario internazionale, ripreso dal TagesAnzeiger, che propone una tesi originale: non è detto che l'apertura faccia davvero bene all'economia, almeno sul lungo termine: «la cosa migliore sarebbe un approccio equilibrato che protegga la salute delle persone ed eviti il protrarsi di una crisi economica».

Che il lockdown abbia causato recessione dove è stato applicato è un dato di fatto, ma - stando agli esperti del FMI - «non è detto che sarebbe andata meglio anche se tutto fosse rimasto aperto». 

Stando all'analisi del Fondo, che ha preso in considerazione 128 paesi colpiti dall'emergenza Covid-19, là dove non era stato imposto un lockdown, la presenza del virus aveva modificato comunque i comportamenti delle persone con un calo delle uscite serali, nei ristoranti, nei cinema, così come nei negozi di abbigliamento. 

«Affinché vi sia una ripresa forte e sostenibile è necessario garantire lo stato di salute della popolazione», spiega il FMI, in questo senso il lockdown preventivo - applicato nelle primi fasi dello sviluppo della curva dei contagi - si è dimostrato efficace nella riduzione delle nuove infezioni.

La chiave, in questo senso, è la reazione tempestiva da parte dello Stato: «I blocchi rigorosi e limitati nel tempo, funzionano meglio di misure lievi ma protratte come il distanziamento sociale», confermano gli esperti, «ma bisogna agire rapidamente».

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