
MINSK - Le donne bielorusse sono scese in piazza, di nuovo, per manifestare contro il presidente Alexander Lukashenko. Solo che, questa volta la "marcia delle donne" si è conclusa a metà pomeriggio con una pioggia di fermi, in molti casi anche brutali. Le forze dell'ordine - senza mostrine e col volto coperto dai passamontagna - non hanno insomma risparmiato la mano pesante. Nel mentre Minsk ha messo in guardia l'Unione europea: l'invito a Bruxelles all'ex aspirante presidente Svetlana Tikhanovskaya è un tentativo di "interferenza" nei nostri affari interni.
La giornata, complice un bel sole pre-autunnale, era iniziata come al solito: arrivo alla spicciolata verso il centro e poi formazione della "colonna" principale, composta da migliaia di manifestanti. Gli automobilisti che correvano accanto al corteo hanno dato fondo ai clacson per mostrare il loro sostegno - ormai una vera e propria tradizione.
Tra gli slogan, «libertà ai giornalisti» e «ridateci Masha (ovvero Maria Kolesnikova, la leader dell'opposizione arrestata e incriminata) e mettete in galera Sasha (ovvero Lukashenko)». Un gruppo di donne si è fatto poi immortalare con dei cartelli con scritto, in carattere latini, "SOS". Un messaggio abbastanza chiaro, diretto all'estero.
Poi, all'improvviso, l'atmosfera pacifica è mutata e i poliziotti sono entrati in azione. I fermi sono così scattati a decine e alcuni video, pubblicati dal portale Tut.by, mostrano chiaramente che gli agenti non hanno avuto paura di usare le maniere forti, trascinando e strattonando alcune manifestanti pur di caricarle sulle camionette. In altri frangenti i fermi sono invece avvenuti senza incidenti.
Anche la 73enne Nina Bahinskaya, vera e propria veterana delle proteste, è stata portata via dalla polizia. Secondo l'Unione dei giornalisti bielorussi, tra i fermati figura anche la reporter Yulia Volchok. Secondo l'organizzazione non governativa Viasna i fermi sarebbero "almeno 140".
Mentre scattavano gli arresti, concentrati nei pressi dello shopping center Iceberg, il portavoce del ministero degli esteri bielorusso, Anatoly Glaz, «bacchettava» Bruxelles per aver invitato Tikhanovskaya a un incontro coi ministri degli esteri dell'Ue (prima) e al Parlamento europeo (poi).
«Naturalmente sarebbe divertente e ridicolo se non fosse così triste. È che tali azioni, se si verificano, vanno considerate come un'interferenza sfacciata negli affari interni del nostro paese e una totale mancanza di rispetto per i suoi cittadini», ha dichiarato Glaz.
Poco dopo gli ha fatto eco la sua omologa moscovita, Maria Zakharova. «Questa è una diretta violazione delle norme fondamentali della Carta delle Nazioni Unite», ha detto la portavoce del ministero degli esteri russo. «Fingendo di avere a cuore i cittadini bielorussi, l'UE sta effettivamente cercando di decidere per loro. Ancora una volta notiamo che l'UE preferisce non parlare di una riforma costituzionale che aiuti ad avviare un dialogo a livello nazionale in quel paese», ha concluso la Zakharova.
Le donne bielorusse sono scese in piazza, di nuovo, per manifestare contro il presidente Alexander Lukashenko. Solo che, questa volta la "marcia delle donne" si è conclusa a metà pomeriggio con una pioggia di fermi, in molti casi anche brutali. Le forze dell'ordine - senza mostrine e col volto coperto dai passamontagna - non hanno insomma risparmiato la mano pesante. Nel mentre Minsk ha messo in guardia l'Unione europea: l'invito a Bruxelles all'ex aspirante presidente Svetlana Tikhanovskaya è un tentativo di "interferenza" nei nostri affari interni.
E tutto con la complicità del nano criminale