Il 14 settembre inizierà il nuovo anno scolastico in Italia e i presidi si interrogano su come far rispettare le misure
I presidi di alcuni istituti superiori spingono per una linea più dura. Ma il grosso del lavoro spetterà con ogni probabilità ai docenti in classe.
ROMA - Il ritorno a scuola è uno dei grandi banchi di prova per quanto riguarda la gestione della pandemia e la prevenzione di una seconda ondata di Covid-19 in vista della stagione autunnale. Fra meno di due settimane sarà il turno dell'Italia.
La prima campanella del nuovo anno scolastico suonerà il prossimo 14 settembre e gli addetti ai lavori, con i presidi delle superiori in prima fila, sono in pieno dibattito su quelle che dovranno essere le misure di protezione più adatte per la sicurezza degli studenti. E le discussioni ruotano in particolare attorno a una di queste: la mascherina.
I dispositivi saranno distribuiti ogni mattina a tutti gli studenti. Il vero nodo però sta nell'assicurarsi che i giovani rispettino le regole e le utilizzino. E su questo aspetto si dividono i presidi. Come scrive Repubblica, alcuni di questi caldeggiano una linea più dura, che prevede l'imposizione di sanzioni disciplinari per chi non rispetta le misure anti-contagio.
«Il provocatore sarà sospeso» - Le idee sul tavolo comprendono l'insufficienza in condotta e la sospensione dello studente. Un esempio che segue questa direzione è quello dell'Istituto Salvemini, nella Provincia di Bologna. «Anche noi abbiamo aggiunto sanzioni, sino alla sospensione, per chi infrange le misure anti-Covid, le stesse previste per qualsiasi azione pericolosa che possono commettere gli studenti, per un cazzotto piuttosto che una spinta. Poi è chiaro, ci sarà una gradualità, ma il ragazzo che non la indossa in modo provocatorio, il negazionista sarà allontanato dalla scuola», ha detto il preside Carlo Braga al quotidiano italiano.
Non per tutti la necessità di prevedere sanzioni si sposa forzatamente con la linea dura. «Siamo sempre in ambito educativo, non possiamo dimenticarlo», rimarca il presidente dell'Associazione nazionale dei presidi. Difficile in ogni caso immaginare una linea comune. La certezza invece è che il grosso del lavoro spetterà ai docenti in classe.
La campanella e il referendum - Quella delle mascherine non sarà in ogni caso l'unica sfida ai nastri di partenza per il primo anno scolastico post-Covid in Italia. Pochi giorni dopo l'inizio delle lezioni, ovvero il 20 settembre, la vicina Penisola sarà chiamata alle urne per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. E gli edifici scolastici, come da tradizione, ospiteranno alcuni seggi. Sulla questione si è espresso in modo molto critico il virologo Roberto Burioni, che in un articolo pubblicato sul suo portale "Medical Facts" ha puntato l'indice contro la politica. Il fatto «che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante», ha scritto, aggiungendo che «luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica».