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MONDOL'Oms ai genitori: «La sindrome di Kawasaki è molto rara»

15.05.20 - 20:10
Staserà sarà pubblicato un breve documento scientifico sulla questione. Al via una raccolta di dati
Archivio Keystone
Fonte ATS
L'Oms ai genitori: «La sindrome di Kawasaki è molto rara»
Staserà sarà pubblicato un breve documento scientifico sulla questione. Al via una raccolta di dati

GINEVRA - «Vorrei tranquillizzare i genitori: la sindrome simil-Kawasaki che si sta osservando in alcuni bambini positivi al Covid-19 è molto rara e non significa che ci siano differenze fondamentali nel modo in cui il virus infetta i bambini». Lo ha dichiarato Mike Ryan, capo del programma di emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in conferenza stampa a Ginevra.

«Questa sindrome esisteva anche prima e faceva registrare rari casi - ha ricordato Ryan - e la malattia Covid-19 nei bambini rimane qualcosa che nella maggioranza dei casi è lieve. Non sappiamo ancora se sia correlata direttamente con il virus oppure se possa essere una risposta immunitaria».

E ha concluso: «Se pensiamo al sanguinamento tipico di Ebola, sappiamo che non è provocato dal virus in se stesso ma da una reazione immunitaria dell'organismo. Non ci sono cambiamenti fondamentali nel modo in cui il coronavirus infetta i bambini. Dobbiamo arrivare a comprendere in che proporzione questa sindrome potrebbe essere diretto effetto del virus, è molto importante perché è così che possiamo sviluppare delle terapie».

Una raccolta di dati - Questa sera, l'Oms pubblicherà un breve documento scientifico sulla sindrome. Lo ha annunciato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Stiamo chiedendo a una serie di Paesi, come l'Italia - ha aggiunto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell'Oms - di dirci come si è manifestata. Abbiamo bisogno di più informazioni raccolte in modo standardizzato, perché consideriamo che alcuni bimbi colpiti sono stati testati per Covid-19, mentre altri no, quindi non sappiamo ancora se ci sia una correlazione. Sappiamo che è rara e chiediamo ai medici di aiutarci a descriverla meglio per sviluppare migliori trattamenti».

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