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Ecco come hanno fatto gli spacciatori durante il lockdown

REGNO UNITOEcco come hanno fatto gli spacciatori durante il lockdown

08.05.20 - 14:15
Documenti finti, WhatsApp, Paypal, app di pagamento e pure... tenute da corsa: l'esempio del Regno Unito
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Ecco come hanno fatto gli spacciatori durante il lockdown
Documenti finti, WhatsApp, Paypal, app di pagamento e pure... tenute da corsa: l'esempio del Regno Unito
L'esperto: «Anche con le droghe c'è chi ha fatto scorta e per consegnarle le gang sono cambiate»

LONDRA - Tutti chiusi in casa e una maggiore sorveglianza della polizia per le strade. Questa pandemia è stata decisamente complicata pure per le gang dedite alla vendita di stupefacenti. Ma si sa che la malavita è abile nel reinventarsi e lo ha fatto anche durante l'era del Covid-19, come spiegato a Sky News dall'esperto di criminalità organizzata londinese Simon Harding.

Da una parte la paura del contagio, dall'altra quella di essere pizzicati dagli agenti: «Se c'è qualcuno che sta rispettando i consigli sul social distancing, quelli sono loro», spiega Harding che parla di un periodo di vacche decisamente grasse: «pensate a tutti quelli che sono andati al supermercato, in panico, a fare scorta. Lo stesso è successo con le droghe».

Ma come spostare queste quantità di stupefacenti passando inosservati? La chiave di tutto è la velocità: «È aumentato l'uso di automobili, si fa tutto al volo: ci si mette d'accordo via smartphone poi si lancia la merce dal finestrino, i soldi invece arrivano via app oppure vengono pure quelli buttati nell'auto mentre passa». In caso di blocco, i malviventi mostrano falsi documenti del servizio sanitario nazionale (NHS) fingendosi medici o infermieri. 

Quando lo spostamento non si fa via ruota l'alternativa è... la corsa: «Corridori, con tuta scarpe e tutto», spiega Harding, «è qui che le gang si sono dimostrate più pericolosamente creative: in molte situazioni hanno assunto giovani sportivi, o runner locali per fare da corrieri. È una pratica particolarmente pericolosa, che passa perlopiù dai social media e che mette a rischio ragazzi vulnerabili, attraverso i loro telefoni, e senza che i genitori se ne accorgano».

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