«Il Governo ha rapidamente preso decisioni e imposto regole. E la popolazione ha agito in modo responsabile».
Il Trade Office of Swiss Industries – nostra rappresentanza ufficiale - non ha mai chiuso.
TAIPEI - Niente lockdown ma tempestività, attenzione e una popolazione responsabile. Con queste armi, Taiwan ha efficacemente controllato e reso inoffensivo il coronavirus. Nei giorni scorsi il Paese asiatico, 24 milioni di persone, è arrivato ad azzerare una pandemia che ha fatto registrare poco più di quattrocento contagi e sei morti.
«A Taipei la vita di tutti i giorni è cambiata in modo sostanziale fin da gennaio, dallo scoppio del problema del Covid-19 – ci ha confermato Reto Renggli, direttore del Trade Office of Swiss Industries di Taiwan (la nostra unica “rappresentanza”, visto che il Paese asiatico non è ufficialmente riconosciuto come Stato da Berna) – Sebbene non ci sia il lockdown, il Governo ha rapidamente preso decisioni e imposto regole. E la popolazione ha agito in modo responsabile. Il distanziamento sociale è pratica comune ed è obbligatorio indossare le mascherine quando si usano i mezzi pubblici o si frequentano uffici o negozi».
Attività come la vostra, legate a Paesi stranieri, hanno avuto limitazioni?
«Il Trade Office of Swiss Industries non ha chiuso. Sono comunque state adottate varie misure per garantirne il funzionamento durante l'emergenza. Una di queste ha previsto l'adattamento dell'orario di lavoro dei dipendenti, che hanno così potuto evitare le ore di punta».
Come rappresentanti di uno Stato in piena emergenza-coronavirus, i vostri contatti con le industrie locali sono cambiati?
«Si deve tenere conto del fatto che, dall'inizio di febbraio, la vita pubblica di Taiwan è per la maggior parte ferma. Tutti gli eventi economici, culturali, scientifici o sociali sono stati cancellati. Gli incontri personali? I privati e le aziende li evitano. I contatti tra parti sono gestiti principalmente via telefono o con videochiamate ed e-mail».