Cerca e trova immobili

SVIZZERA«Il generale Soleimani era una persona terribile»

04.01.20 - 13:57
Dopo il raid americano, in Iran aumenta la tensione. Ecco cosa ne pensano gli iraniani che vivono in Svizzera
Keystone
«Il generale Soleimani era una persona terribile»
Dopo il raid americano, in Iran aumenta la tensione. Ecco cosa ne pensano gli iraniani che vivono in Svizzera

ZURIGO - Nella notte tra giovedì e venerdì alcuni missili americani hanno distrutto un convoglio delle Forze di mobilitazione popolare irachene. Un raid in cui sono rimasti uccisi il generale iraniano Qassem Soleimani e altre sette persone. Cosa ne pensano gli iraniani residenti in Svizzera? 20 Minuten ha parlato con alcuni di loro.

La ventinovenne R.R.* afferma: «La morte del generale Qassem Soleimani è una buona notizia. Oggi vado a festeggiare. Era una persona pessima». Secondo lei, la vedrebbe così la maggior parte della popolazione iraniana. «È il karma che Soleimani abbia dovuto morire in questo modo, dopo tutto il male che ha fatto alla gente nel suo ruolo di generale».

«La popolazione iraniana non è così estremista come il Governo» continua R.R. Soleimani sarebbe stato apprezzato soltanto da coloro che approfittano del Governo dell’Ayatollah Ali Khamenei. Oppure dai cittadini molto poveri, che non hanno un’istruzione e non sono in grado di informarsi sulla situazione del paese.

Un attacco al Governo - R.R. approva l’azione americana: «Sinora gli Stati Uniti e l’Iran si sono sfidati con sanzioni. Una situazione che in sé non ha colpito il Governo iraniano. Con quest’azione è invece stato toccato un nervo dolente». E l’operazione statunitense, sottolinea, ha preso di mira il braccio destro del Governo, non la popolazione. R.R. ritiene che ora l’Iran non sia pronto a un contrattacco: «Le proteste e l’inflazione nel paese frenano le rappresaglie».

Per quanto riguarda lo sviluppo del paese, R.R. si dice piuttosto pessimista. «Non credo che in un futuro più o meno lontano l’Iran esisterà ancora nella sua forma attuale. È un paese grande che probabilmente sarà diviso». E la ventinovenne non pensa nemmeno di tornarci: «Sul fronte dei diritti delle donne e dell’uomo deve cambiare ancora molto. Credo che questi cambiamenti non li vedrò più».

Critica all’operazione americana - La vede un po’ diversamente A.H.* (26 anni): «Gli americani hanno fatto un grosso errore». Il Governo iraniano si sentirebbe ora messo alle strette. Per questo A.H. è sicuro che darà il via a una guerra contro gli Stati Uniti e Israele. «Proverà certamente ad attaccare. Non direttamente dall’Iran, ma probabilmente attraverso truppe di milizia in Iraq oppure l’Hezbollah in Libano». Il conflitto si espanderebbe nell’intera regione, dando problemi anche all’Europa.

A.H. è contro il Governo di Khamenei e la direzione presa dal paese. «Tuttavia in Iran Soleimani era una figura importante e un giorno avrebbe anche potuto diventare presidente». Si è battuto contro la presenza dell’ISIS all’estero, dove avrebbe quindi perseguito gli obiettivi di Khamenei. Per l’attuale Governo la sua morte rappresenterebbe quindi un grossa perdita. «Sono contrario al fatto che gli Stati Uniti terrorizzino le principali figure dell’Iran». Le trattative e le sanzioni di Trump riguardano, secondo A.H., soltanto la popolazione iraniana. «Le forze armate statunitensi non hanno nulla da cercare nella regione, portano soltanto guerra e sofferenza».

Le conseguenze su popolazione e natura - La ventisettenne Y.A.* non approva né l’attacco statunitense né il paventato contrattacco dell’Iran. «Anche se l’Iran non è un paese democratico e sottostà a un controllo militare, gli Stati Uniti non hanno ancora il diritto di cancellare tutto e tutti». Lei un’escalation del conflitto se l’aspettava già da tempo. Ma non credeva che gli Stati Uniti avrebbero ucciso un ufficiale d’alto rango. Y.A. si preoccupa ora per i suoi parenti in Iran, perché è certa che il Governo prenderà delle misure drastiche. «Il presidente Trump sta lasciando al mondo le macerie. Si dovrebbe potervi porre fine».

Y.D.*, da parte sua, ritiene che l’Iran era su una buona strada, finché non è arrivato Trump che non ha più voluto seguire la direzione presa dal suo predecessore. Ora la situazione sarebbe molto, molto grave. «Dal 1967 la regione è continuamente teatro di guerre e conflitti». E gli effetti delle guerre non colpirebbero soltanto la popolazione, che ne soffre. Ma anche la natura: «Molte foreste sono state bruciate. E molti fiumi sono avvelenati. Spero che non ci sarà una guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran».

*Nomi noti alla redazione

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE