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REGNO UNITOTerremoto Johnson, Londra vola verso la Brexit

13.12.19 - 07:25
Le prime parole del vincitore: «Viviamo nella più grande democrazia del mondo». L'Unione europea: «Ora il Parlamento ratifichi l'accordo»
Keystone
Boris Johnson
Boris Johnson
Terremoto Johnson, Londra vola verso la Brexit
Le prime parole del vincitore: «Viviamo nella più grande democrazia del mondo». L'Unione europea: «Ora il Parlamento ratifichi l'accordo»

LONDRA - «Grazie a tutti nel nostro grande Paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo». Lo ha twittato Boris Johnson dopo la conquista della maggioranza assoluta ai Comuni. «Abbiamo provocato un terremoto e cambiato la mappa politica del Paese, dobbiamo cambiare il partito per essere all'altezza», ha detto il premier parlando con il suo staff in festa. «Ho ricevuto un mandato straordinario», ha sottolineato Johnson dichiarando di voler essere il primo ministro «di tutti». «Voglio guidare un governo della nazione», ha detto secondo la Bbc.

«La più grande vittoria dagli anni '80» - Il leader conservatore si è poi rivolto ai suoi sostenitori: «È la più grande vittoria dagli anni 80, quando molti di voi non erano neanche nati». Secondo la Bbc - infatti - questo è il miglior risultato dei Tory dal 1987, ovvero dai tempi di Margaret Thatcher. «Adesso uniamo il Paese», ha detto ancora Johnson ringraziando anche coloro che hanno votato i conservatori «per la prima volta!». «Realizzare la Brexit è una decisione inconfutabile, indiscutibile» del popolo britannico, ha aggiunto.

Maggioranza assoluta - Dunque Unione Europea addio. Le elezioni britanniche più importanti degli ultimi decenni consegnano infatti a Boris Johnson una larghissima maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016 diventa irreversibile. Per i risultati definitivi si deve anora attendere. Tuttavia il verdetto è chiarissimo. Il messaggio di BoJo, sintetizzato nella promessa-tormentone "Get Brexit done", è passato. E il controllo Tory sulla Camera nega ogni credibile spazio di manovra al fronte dei partiti - in primis il Labour a trazione socialista di un Jeremy Corbyn, incapace di ripetere la sorpresa almeno parziale del 2017 e avviato a questo punto all'addio - che s'erano impegnati a convocare un secondo referendum sull'Europa per offrire agli isolani una chance di ripensamento.

Il Parlamento più rosa e multietnico di sempre - Il Regno Unito si avvia a segnare un nuovo record nella sua storia sul numero di donne al Parlamento: 218 deputate, un terzo del totale. Il Labour si conferma il partito più al femminile con 104 elette, anche se in calo rispetto al 2017 quando furono 119. Tra i Tory sono invece 86 le deputate, in significativo aumento rispetto alle 67 del 2017. Quello uscito dalle elezioni di ieri, non è solo il Parlamento più rosa di sempre ma pure quello più multietnico. Un parlamentare su dieci - come rivelato da think thank British Future - appartiene infatti a una minoranza (dieci anni fa era uno su quaranta). I deputati «non bianchi», saranno 65 contro i 52 del 2017. Tra questi, 22 sono conservatori, 41 laburisti e 2 Libdem. Tutti sono stati eletti in Inghilterra.

Obiettivo: portare a casa la Brexit - Una chance che Johnson non intende neppure prendere in considerazione, avendo giocato la partita per restare a Downing Street sulla falsariga di un unico e solo obiettivo: portare a casa la Brexit, quella Brexit di cui a suo tempo è stato il testimonial referendario simbolo, archiviare «l'incertezza» e permettere al Regno di guardare avanti. Premessa, nella sua retorica, per passare poi al varo di piani d'investimenti nella scuola, nella sanità e per la sicurezza finanziati da una manovra di bilancio ad hoc. Piani meno ambiziosi e certo molto meno rivoluzionari rispetto al programma radicale tracciato sulla carta durante la campagna di queste settimane nel 'libro rosso' di Corbyn, ma anche meno inquietanti per l'establishment, il business, la classe media agiata.

La data - Johnson dovrà presto avviare l'iter sulla ratifica del controverso accordo di separazione da lui già raggiunto con Bruxelles prima della pausa di Natale e mettere finalmente nel mirino l'attuazione formale della Brexit alla nuova scadenza fissata per il 31 gennaio. Il tutto sullo sfondo di un Paese che si accinge ad affrontare la tappa decisiva di uno snodo «storico», secondo i commentatori. Non senza un impatto epocale per il resto dell'Europa.

«È la fine del corbynismo» - «Un risultato straordinario, potente. Segna la fine di Corbyn e del corbynismo. E questa è una cosa molto buona per il Paese». Così David Cameron, il premier che decise di indire un referendum sulla Brexit, ha commentato la vittoria di Boris Johnson alle elezioni in Gran Bretagna.

L'Ue si congratula: «Ora la Brexit» - «Mi congratulo con Boris Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l'accordo» negoziato sulla Brexit. Lo ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. L'Unione europea «è pronta a discutere gli aspetti operativi» delle relazioni future, ha aggiunto, spiegando che i leader avranno un incontro sulla Brexit oggi.

Affluenza da record - La consapevolezza del momento era emersa fin dal mattino, con un'affluenza alle urne significativa su e giù per le quattro nazioni del Regno: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Johnson e Corbyn erano stati tra i primi a depositare le schede, entrambi a Londra. Il segnale di una partecipazione sostenuta - a dispetto della giornata fredda e piovosa - fra i circa 46 milioni di aventi diritto, alimentata dai nuovi elettori, giovani e giovanissimi, in larga parte attratti dalla svolta a sinistra corbyniana in un Paese segnato da disuguaglianze, ma assai di più - evidentemente - dalla maggioranza silenziosa più anziana, orientata verso il verbo Tory e di Boris Johnson. Suggello di un voto fuori stagione (a dicembre l'ultima volta era stato nel lontano 1923) destinato a fare la storia.

La sterlina vola - La sterlina vola sui mercati valutari nel cambio con il dollaro e l'euro dopo il voto in Gran Bretagna: la valuta inglese passa di mano a 1,3446 sul dollaro (+2,1%) e a 0,8303 sull'euro (+1,8%).

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