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HONG KONGLa testimonianza di un ticinese ad Hong Kong: «La città è irriconoscibile»

23.10.19 - 06:00
La gente locale ha paura, è esasperata e teme per il proprio futuro. «L’economia è ferma»
Keystone
La testimonianza di un ticinese ad Hong Kong: «La città è irriconoscibile»
La gente locale ha paura, è esasperata e teme per il proprio futuro. «L’economia è ferma»

HONG KONG - La situazione di Hong Kong non accenna a placarsi, e gli interventi della forze dell’ordine si fanno sempre più importanti. A scatenare le proteste la scorsa primavera era stata la legge sull’estradizione, che nel frattempo è stata ritirata. Eppure gli scontri proseguono. 

Abbiamo sentito il ticinese L.F., che da molti anni si reca regolarmente ad Hong Kong per lavoro, per farci raccontare l’atmosfera che si respira in questo periodo di tensione. 

Com’è la situazione attuale ad Hong Kong? 
«La città è irriconoscibile, e la gente locale ha paura di ciò che sta succedendo. È questa la cosa che mi ha maggiormente colpito, e di cui non si parla abbastanza sui media occidentali. Le manifestazioni, anche violente, proseguono ad oltranza, e la popolazione non si sente al sicuro. C’è l’esercito cinese al confine». 

Come è cambiata la città?
«Non sembra di trovarsi ad Hong Kong. Le vie sono quasi vuote, quando solitamente sono invase dal traffico. Nei ristoranti c’è poca gente, così come nei centri commerciali. Le persone locali hanno paura ad uscire, e i turisti sono spaventati. L’economia è ferma». 

Ci sono stati momenti in cui hai avuto paura? 
«No, non mi sono mai sentito in pericolo e la città è sicura. La polizia mette in sicurezza tutte le zone pericolose dove avvengono i disordini. I controlli di polizia sono stati intensificati anche in aeroporto: invece delle solite cinque entrate ce n’è solo una, super sorvegliata. Così anche all’uscita. E a causa degli scontri spesso i mezzi pubblici vengono fermati, e taxi rimangono l’unica alternativa». 

Hai vissuto da vicino momenti di tensione? 
«Una volta stavo per prendere la metro e la polizia ci ha fermati, perché avevano appena buttato una bomba carta in una stazione della metropolitana. Le forze dell’ordine ci hanno fatto prendere il bus, gratuitamente. Un’altra volta le proteste erano vicine al mio ufficio, e ho notato che il divieto di coprirsi il volto non è stato rispettato praticamente da nessuno. La zona in pochi minuti è diventata deserta, ma fortunatamente non ci sono state conseguenze». 

Le proteste sono appoggiate dai cittadini? 
«No. È un piccolo gruppo quello che protesta, e che sta tenendo in scacco tutta la città. La gente comune è preoccupata per il futuro, per cosa porteranno questi scontri continui e per l’eventuale intervento della Cina. Ed è esasperata. Il fatto che i manifestanti facciano dei danni non è comprensibile per la popolazione. Sui giornali si legge sempre e solo dei manifestanti e della polizia, dimenticando la realtà della gente locale. È la popolazione che ne subirà le conseguenze, indifferentemente da come andrà a finire».

Hai avuto modo di confrontarti con le persone del luogo. Una cosa che ti ha particolarmente colpito?
«Quando stavo per partire la mia segretaria di Hong Kong mi ha parlato della situazione attuale, e piangeva. La situazione per gli abitanti non è facile. E lo dimostrano anche i messaggi che ricevevo da amici e colleghi, sempre di Hong Kong, che terminavano spesso con la frase “God Save Hong Kong”». 

In questo viaggio di lavoro ti sei recato anche in Cina. Qual è la loro percezione riguardo alle tensioni di Hong Kong?
«Loro sono convinti che i manifestanti siano aizzati e guidati dall’esterno, e che le proteste non siano nate all’interno di Hong Kong. Anche loro non concepiscono il fatto che i manifestanti provochino dei danni». 

Ti sei già confrontato con situazioni simili ad Hong Kong? 
«A livello di proteste e intervento delle forze dell’ordine no, e sono 30 anni che mi reco ad Hong Kong per lavoro. Avevo già visto la città semi deserta quando c’era stata la Sars, ma questa è una situazione diversa». 

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