Il presidente del Comitato olimpico iraniano: «Nessuna minaccia, è una provocazione della Federazione»
BERLINO / TEHERAN - Doveva ritirarsi dalle gare per evitare anche solo di incrociare il rivale israeliano sul podio dei Mondiali di judo, invece ha disobbedito agli ordini di Teheran, ha combattuto fino alla semifinale perdendo, e ora il campione iraniano Saeid Mollaei confessa di «aver paura di tornare a casa».
Lo sportivo chiede ora la protezione della federazione mondiale di judo, che lo ha già preso sotto la sua ala dopo i campionati disputati a Tokyo.
Teheran: «Nessuna minaccia al judoka, è una provocazione» - L'Iran, dal canto suo, nega di aver minacciato Mollaei e accusa il presidente della Federazione internazionale di judo, Marius Vizer, di «interferenze e provocazioni» nel caso dell'atleta, che ha chiesto asilo in Germania.
«Il presidente della Federazione internazionale di judo, in base a uno scenario precostituito, ha creato una circostanza spaventosa e stressante per un atleta iraniano e lo ha convinto che una volta tornato in Iran avrebbe avuto problemi», ha scritto il presidente del Comitato olimpico di Teheran, Reza Salehi Amiri, in una lettera di protesta al Comitato olimpico internazionale.
«Ho assicurato personalmente in un messaggio a Mollaei che non ci sarà alcuna minaccia nei confronti suoi o della sua famiglia e che verrà accolto in Iran come un campione», ha aggiunto il dirigente della Repubblica islamica.
Secondo la Federazione internazionale di judo, invece, l'atleta sarebbe stato contattato ieri proprio da Salehi Amiri per avvisarlo che le forze di sicurezza erano a casa dei suoi genitori.