Da pioniere dell'elettrico a fantasma di sé stesso, sono molti in dubitare che l'azienda di Musk possa riuscire a rialzarsi. Ma è davvero così? Scopriamolo assieme
ZURIGO - Doveva essere come l'iPhone delle auto elettriche, quello che lancia la tendenza nella nicchia e poi la sdogana al grande pubblico. Così però non è stato, anzi. La promessa di un'auto di “massa” ha finito per incrinare la solidità, e la visione, tanto di un'azienda quanto di un uomo. Elon Musk, e il suo tribolato (eufemismo, questo) periodo è un buon simbolo per quello che sta succedendo all'azienda tutta.
Ma quanto è messa male Tesla?
In realtà l'azienda è in profondo rosso da quando è stata fondata. Attualmente il deficit si aggira attorno ai 700 milioni di dollari. Il problema vero però è che le vendite stanno iniziando a calare (di circa un terzo). Per far fronte alle spese Tesla ha necessitato lo scorso maggio di un'iniezione di liquidi per circa 2,7 miliardi.
Ma qual è il problema?
Innanzitutto la logistica: i problemi di produzione e consegna, soprattutto dalle fabbriche cinesi. Poi ci sono anche diverse magagne di tipo tecnico.
E la borsa, come l'ha presa?
Male, dall'inizio dell'anno il titolo ha perso oltre il 40% del suo valore ed è scivolato sotto i 200 $. Ha contribuito a questa incertezza anche l'instabilità palese di Musk.
Tesla in bancarotta, è fantascienza?
«No, qualsiasi società può fallire. Ma con Tesla non si può trascurare la forza del marchio», commenta lo economista dell'automobile Ferdinand Dudenhöffer. Semplicemente quel nome, oggi, ha troppo valore.
Qualcuno potrebbe comprarsela? Se sì, chi?
«Fra gli interessati potrebbero esserci nomi giganteschi come Apple, Google e Amazon. Non sono però esclusi nemmeno produttori tradizionali come Fiat Chrysler o aziende automobilistiche cinesi», conferma l'esperto.
Se invece dovesse andare con le gambe all'aria, chi ci guadagnerebbe?
«Se un leader d'innovazione come Tesla finisce in cattive acque, a giovarne sarebbe praticamente tutta la concorrenza», ribadisce Dudenhöffer. Stando agli analisti fra i primi della lista a sorridere ci sarebbero Bmw e Daimler.