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CINA / CANTONERinnovabili: «Certo che la Cina ha fatto il primo passo. La Svizzera? C'è da fare»

13.05.19 - 06:00
I grandi inquinatori sono davvero fermi al palo? Ne abbiamo parlato con gli esperti di rinnovabili della SUPSI
Keystone
Rinnovabili: «Certo che la Cina ha fatto il primo passo. La Svizzera? C'è da fare»
I grandi inquinatori sono davvero fermi al palo? Ne abbiamo parlato con gli esperti di rinnovabili della SUPSI

PECHINO / LUGANO - Nel dibattito sulla lotta ai cambiamenti climatici che imperversa sui media, c'è spesso chi obietta che, a fare "il primo passo" verso la svolta energetica, dovrebbero essere i grandi inquinatori, come la Cina, l'India o gli Stati Uniti. Ma davvero questi Paesi sarebbero fermi al palo? E la Svizzera (piccola rispetto a loro, è vero) a che punto è? Ne abbiamo parlato con Mauro Caccivio e Davide Rivola, ricercatori del Dipartimento ambiente, costruzione e design della SUPSI.      

I principali inquinatori mondiali - Cina, Stati Uniti e UE a 28 in testa - hanno iniziato il passaggio alle rinnovabili? 

Mauro Caccivio: Certo che hanno cominciato. La Cina, in particolare, ha dato una sterzata molto forte. Continua ad aggiungere capacità in termini di produzione e sta installando tantissimi impianti sul suo territorio. Anche in termini di ricerca ha investito moltissimo.

Come mai questa svolta?   

Mauro Caccivio: È stata determinata anche da una fortissima pressione da parte dell’opinione pubblica cinese. Fino al 2015 l’aria a Pechino era irrespirabile e la gente moriva per l'inquinamento. Il governo ha dovuto tenerne conto. Stilando il suo ultimo piano quinquennale, ha quindi introdotto incentivi importanti sulle rinnovabili.

La Cina è una finta “cattiva” insomma?

Mauro Caccivio: Il problema serio è che continuano anche a costruire centrali a carbone che sono state pianificate tanto tempo fa.

Davide Rivola: A determinare la svolta verso le rinnovabili è anche una questione di costi. In Paesi dove c’è un soleggiamento più forte rispetto alla Svizzera, per esempio, i grandi impianti fotovoltaici possono avere prezzi più bassi del carbone e questo fa cambiare la direzione degli investimenti. Persino in Arabia Saudita - che come i suoi vicini non incentiva affatto le rinnovabili - hanno vinto dei bandi dei progetti fotovoltaici che garantivano un costo di generazione della metà rispetto al carbone.

E gli Stati Uniti? A che punto sono?

Davide Rivola: È interessante notare che, nel 2018, gli Stati Uniti di Trump sono stati il Paese che ha ridotto di più le emissioni, molto più dell’Europa (Usa: -0,8% per il CO2 fossile, EU28:  +1,1%, Ndr). Nonostante le discussioni sugli accordi sulle riduzioni, c’è stato un passaggio dal carbone al gas naturale che ha ridotto in modo massiccio le emissioni. È il risultato di una combinazione di pressioni dal basso e considerazioni economiche.

Mauro Caccivio: È una combinazione potente. Dopo Fukushima anche il Giappone ha fatto degli investimenti impressionanti sulle rinnovabili. E non gli bastano ancora. Dovrà rilanciare.

Come procede la svolta nell'UE?

Mauro Caccivio: Prosegue. Faticosamente, ma prosegue.

Davide Rivola: Ci sono Paesi, come la Germania, l’Italia e la Danimarca, che hanno una quota di rinnovabili veramente elevata. In Germania ora il tema è la fine del carbone. Servirà una mediazione politica perché si tratta di un’industria importante, ma si stanno delineando decisioni abbastanza chiare. Già adesso, del resto, la combinazione di eolico e solare è in grado di soddisfare interamente il fabbisogno energetico tedesco per alcune ore o giorni, soprattutto in primavera.  

E la Svizzera? Tiene il passo?

Davide Rivola: Con il Masterplan 2050 è stato deciso di spegnere gradualmente il nucleare. Il potenziale maggiore è nel solare, con un po’ di eolico. Per l’idroelettrico c'è un potenziale di miglioramento, ma è già molto ben sfruttato. Del resto, a fine '800 siamo stati pionieri in questo ambito.   

Mauro Caccivio: Se si vogliono chiudere le centrali nucleari servono ancora circa 20 GW di fotovoltaico a fronte dei circa 2 GW installati oggi. C’è ancora uno sforzo importante da fare.

In Ticino partirà quest'anno la costruzione del Parco eolico del San Gottardo, ma qual è l'energia rinnovabile del futuro del nostro cantone?

Davide Rivola: Il futuro, oltre che nell’idroelettrico, è nel fotovoltaico, con un po’ di biomassa. Anche perché il fotovoltaico può essere facilmente integrato nel panorama costruito, per esempio sui tetti. Non si parla di fotovoltaico a campo, che andrebbe a rubare metri quadrati particolarmente preziosi nel nostro cantone.

Mauro Caccivio: Per quanto riguarda il fotovoltaico integrato, l’Europa e la Svizzera si giocano anche un ruolo importante in termini di ricerca e di produzione. Una delle  scommesse è, anzi, sviluppare la seconda, che è quasi completamente sparita nel Vecchio Continente.        

E il Ticino è pronto per la svolta?

Davide Rivola: Io lavoro nell’ambito di Smart Grid, la rete elettrica intelligente, e, se dieci anni fa ci chiedevano se avesse senso puntare sul fotovoltaico, ora ci chiedono come integrarlo e adattare la rete elettrica. Per le aziende elettriche non è più una questione di “se” ma di “come”. C’è stato un cambio di mentalità enorme in dieci anni, gli operatori sono stati molto dinamici. Il vantaggio del fotovoltaico, del resto, è quello dell’industria elettronica: i costi della produzione e i prezzi scendono velocemente.  

La produzione di elettricità nel mondo (Ren21)

73,5% Da fonti non rinnovabili

26,5% Da fonti rinnovabili

Elettricità generata da fonti rinnovabili

Svizzera e Liechtenstein 59,8% (2016)

UE 29,6% (2017) 

Cina 27% (2017)

Stati Uniti 18% (2017)

Russia 16,9% (2016)

India 16,88% (2018)

Giappone 15% (2016)

Emissioni di CO2 pro capite nel 2017 (in tonnellate)

Stati Uniti 15,74
Russia 12,26 
Giappone 10,36 
Cina 7,72
Ue a 28 6,97
Mondo 4,92
Svizzera e Liechtenstein 4,69 
India 1,83

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