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ARGENTINALo sciopero sarà «vastissimo»

30.04.19 - 08:42
L'Argentina sarà teatro oggi di una manifestazione indetta da tre potenti istanze sindacali. Nel mirino la politica del presidente Macri
Keystone (archivio)
Lo sciopero sarà «vastissimo»
L'Argentina sarà teatro oggi di una manifestazione indetta da tre potenti istanze sindacali. Nel mirino la politica del presidente Macri

BUENOS AIRES - L'Argentina sarà teatro oggi di uno sciopero generale indetto da tre potenti istanze sindacali mentre a Buenos Aires si svolgerà in giornata una manifestazione, che secondo gli organizzatori sarà «vastissima».

Alla protesta contro la politica del presidente Mauricio Macri hanno aderito sindacati di numerosi settori, fra cui pubblico impiego, trasporti, istruzione, salute e banche.

La principale organizzazione sindacale argentina, la Confederazione generale del lavoro (Cgt), non si è unita a questa protesta, ma scenderà in piazza in compagnia dei sindacati del settore dei trasporti.

Si tratta del primo sciopero che affronta il governo di Macri quest'anno e le previsioni sono di un forte impatto della misura per l'adesione ad essa nella capitale di oltre 70 linee di autobus urbani e della metropolitana.

I dimostranti si concentreranno in mattinata sulla storica Plaza de Mayo, dove si affaccia la Casa Rosada presidenziale, e ripeteranno la loro protesta per le misure di politica economica adottate dall'esecutivo, come un accordo 'stand by' con il Fondo monetario internazionale per il periodo 2018-2020 del valore di 56'300 milioni di dollari.

Giunto al governo alla fine del 2015, Macri non è riuscito fino ad oggi a risolvere alcuni gravi problemi dell'Argentina, rappresentanti oggi da una forte inflazione dell'ordine del 50% annuale, una riduzione dell'occupazione e delle vendite degli esercizi commerciali, e un deterioramento del peso, la moneta nazionale che nel 2018 si è deprezzata del 104% rispetto al dollaro, mentre nei primi mesi di quest'anno lo ha fatto per un altro 18,9%.

Il capo dello Stato ha attribuito a «fattori esterni» e alla «pesante eredità» ricevuta dal decennio kirchnerista che lo ha preceduto, ed ha annunciato l'intenzione di ricandidarsi in ottobre per un nuovo mandato.

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