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MAROCCOPapa Francesco in Marocco

30.03.19 - 19:29
Il pontefice è stato accolto da Re Mohammed VI prima di recarsi all'incontro con i migranti della Caritas Diocesana di Rabat. «Gerusalemme sia città santa e luogo d'incontro per le religioni»
Keystone
L'abbraccio del Papa ai piccoli migranti presso la Caritas di Rabat.
L'abbraccio del Papa ai piccoli migranti presso la Caritas di Rabat.
Papa Francesco in Marocco
Il pontefice è stato accolto da Re Mohammed VI prima di recarsi all'incontro con i migranti della Caritas Diocesana di Rabat. «Gerusalemme sia città santa e luogo d'incontro per le religioni»

RABAT - In questo suo primo giorno in Marocco, accolto festosamente dalla popolazione locale malgrado l'arrivo sotto la pioggia, papa Francesco oltre a richiamare alla «solidarietà» tra le religioni per la costruzione di ponti e la messa all'angolo di ogni fanatismo e fondamentalismo, firma un importante appello comune con re Mohammed VI per Gerusalemme «città santa e luogo di incontro».

Un'iniziativa che chiama a considerare il particolare status della città, in senso «multi-religioso» per le tre fedi monoteiste, contro possibili nuove tensioni in seguito al trasferimento a Gerusalemme di ambasciate e l'implicito riconoscimento come capitale d'Israele.

Il papa e il sovrano del Marocco, tra i più impegnati contro le derive estremistiche dell'Islam, «riconoscendo l'unicità e la sacralità di Gerusalemme e avendo a cuore il suo significato spirituale e la sua peculiare vocazione di Città della Pace», chiedono nel loro appello firmato insieme al Palazzo reale di Rabat di «preservare la Città santa di Gerusalemme come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica».

Vanno «conservati e promossi il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale di Gerusalemme», affermano i due leder, auspicando che «nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto».

Prima del faccia a faccia a Palazzo reale, il papa parla al popolo marocchino, alle autorità e alla società civile sulla grande spianata della Tour Hassan, che domina Rabat, davanti a 12'000 persone, mentre 130'000 lo seguono sui maxischermi, ed esprime «gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria - 800 anni dopo - dello storico incontro tra San Francesco d'Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil».

«Quell'evento profetico dimostra che il coraggio dell'incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l'umanità, là dove l'estremismo e l'odio sono fattori di divisione e di distruzione», aggiunge. «È indispensabile opporre al fanatismo e al fondamentalismo la solidarietà di tutti i credenti, avendo come riferimenti inestimabili del nostro agire i valori che ci sono comuni», dice ancora Francesco.

«Sono lieto di poter visitare tra poco l'Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Vostra Maestà, allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un'offesa alla religione e a Dio stesso», sottolinea quindi da primo papa in visita a una scuola per imam.

Per il pontefice, «un dialogo autentico ci invita a non sottovalutare l'importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini»: infatti, «nel rispetto delle nostre differenze, la fede in Dio ci porta a riconoscere l'eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili».

E sul tema delle piccole comunità cristiane, Bergoglio si rallegra che la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico (Marrakech, gennaio 2016) «abbia permesso di condannare qualsiasi uso strumentale di una religione per discriminare o aggredire le altre, sottolineando la necessità di andare oltre il concetto di minoranza religiosa in favore di quello di cittadinanza».

«Sono tutti percorsi che fermeranno la 'strumentalizzazione delle religioni per incitare all'odio, alla violenza, all'estremismo o al fanatismo cieco e porranno fine all'uso del nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressione», conclude, citando il Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso.

In seguito il pontefice incontra alla Caritas di Rabat un gruppo di migranti, in gran parte subsahariani, che hanno cercato qui la rotta verso altre destinazioni, chiama quella di queste persone «una ferita grande e grave», una «ferita che grida al cielo», mentre «nessuno può essere indifferente davanti a questo dolore». «Come diventa deserta e inospitale una città quando perde la capacità della compassione! Una società senza cuore... una madre sterile - lamenta -. Voi non siete emarginati, siete al centro del cuore della Chiesa».

Illustra poi i quattro verbi che in vari documenti ha posto a base di ogni politica migratoria: «Accogliere», quindi «offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione» per «non accordare nuovi spazi ai 'mercanti di carne umana»; «proteggere», in particolare «lungo le vie migratorie, che sono spesso teatri di violenza, sfruttamento e abusi di ogni genere»; «promuovere», cioè «valorizzare al meglio il contributo dei migranti, prevenendo ogni tipo di discriminazione e ogni sentimento xenofobo»; infine «integrare», che significa costruire «una società interculturale e aperta e richiede di non lasciarsi condizionare dalle paure e dall'ignoranza».

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