Il giornale ha descritto il 16enne Nick Sandmann come contrapposto a un nativo americano. La famiglia fa causa
WASHINGTON - Il mese scorso, il video del loro incontro era diventato virale e oggetto di un acceso dibattito negli Stati Uniti. Un giovane sostenitore di Donald Trump stava in piedi impassibile di fronte a un attivista nativo americano che manifestava a Washington. Nel gesto alcuni hanno visto un irrispettoso atteggiamento di sfida, altri hanno escluso qualsiasi cattiva intenzione da parte del ragazzo.
Ora, i legali della famiglia del 16enne hanno fatto causa al Washington Post per 250 milioni di dollari per come ha riferito dell'accaduto. Secondo la querela riportata dal Post stesso, il giornale ha infatti «preso di mira e bullizzato» il giovane Nicholas Sandmann con il solo scopo di mettere indirettamente in cattiva luce Donald Trump. «Per tre giorni a partire dal 19 gennaio» il Washington Post, «facendo a gara con la CNN e la NBC», ha «attaccato, umiliato e minacciato Nicholas Sandmann, un innocente ragazzo di scuola secondaria».
Secondo la famiglia del ragazzo, il giornale l’avrebbe fatto perché Nicholas «era uno scolaro cattolico bianco che portava un cappellino con lo slogan (di Donald Trump, Ndr) “Make America Great Again”». Il Washington Post avrebbe così «ignorato gli standard di base del giornalismo perché voleva promuovere una ben nota e facilmente documentabile agenda distorta contro il presidente Donald J. Trump mettendo in dubbio (le intenzioni, Ndr) di persone percepite come suoi sostenitori».
Come riporta Usa Today, tra i sette articoli «falsi e diffamatori» contestati al Post, la famiglia di Sandmann ne cita uno in cui per esempio si legge: «Intorno a lui (all'attivista nativo americano Nathan Phillips, ndr) c'è una folla di giovani teenager prevalentemente bianchi e uno sta in piedi a una trentina di centimetri dal volto dell'uomo col tamburo con un implacabile sorrisetto sulla faccia».
Il Washington Post ha annunciato «un’energica difesa» contro la querela.