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Di Lu Guang non si hanno notizie dallo scorso 3 novembre, la denuncia arriva da sua moglie Xu Xiaoli
PECHINO - Lu Guang, tre volte vincitore del premio fotografico World Press, vive a New York ma si occupa soprattutto di temi ambientali e sociali in Cina. Era stato invitato nello Xinjiang per una conferenza nello scorso ottobre; la moglie, Xu Xiaoli, dice di non avere più sue notizie dal 3 novembre.
Dopo la sua denuncia, le autorità le hanno comunicato che Lu Guang è stato trattenuto da funzionari della sicurezza nazionale nella regione, sottoposta a pesanti controlli. Xu Xiaoli ha detto alla BBC cinese di non essere al corrente di alcuna attività del marito che possa avere provocato l'azione del governo.
Il 23 ottobre Lu Guang era arrivato a Urumqi, capitale della regione dello Xinjiang, dove era stato invitato a partecipare ad una serie di eventi legati al suo lavoro di fotografo. Aveva poi in programma di spostarsi il 5 novembre nel Sichuan, dove avrebbe dovuto incontrare un suo conoscente, identificato come "Mr. Chen", per un'iniziativa benefica. Lu Guang, però, non sarebbe mai giunto all'appuntamento, e Mr. Chen ha contattato Xu Xiaoli per avere sue notizie.
Più tardi la donna, preoccupata per le sorti del marito, è riuscita a contattare la moglie di Chen, la quale le ha comunicato che i due uomini erano stati portati via da agenti della sicurezza. Il fatto è stato successivamente confermato dalle autorità locali della provincia di Zhejiang, luogo di origine di Lu Guang, che però non hanno fornito alcun altro dettaglio sull'accaduto.
«Non so neanche se mio marito è vivo», ha detto la moglie in un lungo post su Twitter, «sono più di 20 giorni che è scomparso e, nonostante io sia la sua parente più prossima, non ho ricevuto alcuna notizia ufficiale del suo arresto. La prossima settimana sarà il nostro 20esimo anniversario di matrimonio e avremmo dovuto festeggiarlo insieme». Inutili i suoi tentativi di contattare la polizia dello Xinjiang.
La regione all'estremo occidente della Cina è diventata tristemente famosa per gli stretti controlli di polizia volti ufficialmente a tenere sotto controllo una presunta "crescente radicalizzazione" della comunità etnica musulmana degli uiguri, ma nella rete sono già finiti in passato dissidenti e reporter intenti a documentare i problemi del paese.
