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NIGERIAAbusi e stupri dopo Boko Haram, 15495 firme per avere giustizia

04.09.18 - 21:08
Amnesty International sostiene l’appello del Movimento Knifar
Keystone
Abusi e stupri dopo Boko Haram, 15495 firme per avere giustizia
Amnesty International sostiene l’appello del Movimento Knifar

MINNA - Le donne e le ragazze che hanno subito gli abusi del gruppo armato Boko Haram sarebbero state costrette a violenze da parte dei loro stessi salvatori. Gli uomini della Task force civile congiunta, formata da elementi dell’esercito nigeriano e da una milizia alleata, dopo averle liberate, le avrebbero separate dai loro mariti confinandole in “campi satellite”. «Lì, le hanno costrette a lavorare nei campi e stuprate, a volte in cambio di cibo». Questa è la denuncia di Amnesty International.

L’organizzazione internazionale sostiene l’appello del Movimento Knifar. È stata lanciata una campagna che ha l’obiettivo di chiedere per queste donne e ragazze «giustizia e protezione dai loro stupratori e il rilascio dei loro mariti». Il movimento - composto da circa 1.300 persone - ha raccolto un elenco di circa 800 vittime, decedute per fame e malattie, dopo esser state sfollate.

Viene chiesto al governo nigeriano di rendere noto ciò di cui è già informato e ciò che farà per affrontare queste violenze. A volte, infatti, sono le stesse leggi imposte dallo stato - che includono restrizioni di movimento, separazione dai familiari e fornitura inadeguata di assistenza nei campi - che aggravano la posizione di queste vittime.

Ad oggi la raccolta firme è quasi conclusa con 15495 partecipazioni sulle 16000 richieste.

I campi satellite - Quando, a partire dal 2015, l’esercito nigeriano ha strappato territori a Boko Haram, le persone che vivevano nei villaggi precedentemente occupati dal gruppo armato sono state costrette a trasferirsi in “campi satellite”. Chi ha resistito all’ordine, se non è riuscito a fuggire in tempo, è stato ucciso.

In alcuni campi gli uomini tra i 14 e i 40 anni sono stati, nella maggior parte dei casi, imprigionati. La stessa sorte è toccata a molte donne che avevano viaggiato senza i loro mariti. Decine di donne hanno raccontato ai ricercatori di Amnesty International di essere state stuprate in questi campi da parte di soldati e miliziani della Jtf e di essere state ridotte alla fame per diventare le loro “fidanzate” e ad essere disponibili a rapporti sessuali a ogni evenienza.

Molte donne erano state già vittime di abusi, rapimenti e matrimoni forzati da parte di Boko Haram. Anziché essere soccorse, sono state arrestate dall’esercito in quanto “vedove di Boko Haram”.

Lo sfruttamento sessuale continua ancora adesso, seguendo uno schema consolidato: i soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Jtf scelgono “le più belle” da consegnare ai soldati. La paura impedisce alle vittime di ribellarsi.

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