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STATI UNITIUnicef: «I minori migranti rinviati sono a rischio reclutamento nelle gang»

16.08.18 - 14:05
L'organizzazione internazionale lo denuncia in un rapporto sulla migrazione, in cui si critica anche la separazione dai genitori
Keystone
Unicef: «I minori migranti rinviati sono a rischio reclutamento nelle gang»
L'organizzazione internazionale lo denuncia in un rapporto sulla migrazione, in cui si critica anche la separazione dai genitori

NEW YORK - La migrazione irregolare dei minori in America centrale verso il Messico e gli Stati Uniti è un dramma di enormi proporzioni che mette a rischio i bambini e le famiglie povere che contraggono prestiti ingenti per finanziare la speranza di una vita migliore per i propri figli negli Usa.

A sottolinearlo è un rapporto dell'Unicef che spiega come nella maggior parte dei casi i minori che vengono rinviati nei loro paesi d'origine (Salvador, Guatemala e Honduras) non possono tornare presso le famiglie d'origine per l'estrema povertà in cui esse sono ridotte, impossibilitate a rimborsare il prestito fatto, dunque senza soldi, spesso senza casa e neppure in grado di approvvigionarsi dei beni essenziali. Salvador, Guatemala e Honduras sono tra i paesi più poveri d'America: rispettivamente il 44% , il 68% e il 74% dei minori di queste nazioni vivono in povertà.

Questi bambini «vittime della povertà, dell'indifferenza, della violenza della forzata migrazione e respingimento», ha spiegato Maria Cristina Perceval, responsabile regionale dell'Unicef in America latina e Caraibi, diventano dunque anche l'obiettivo delle gang che imperversano nei loro paesi d'origine. Vengono reclutati oppure finiscono abusati o uccisi. Questa situazione «impossibile» li porta a tentare di migrare di nuovo.

Tra il 2016 e lo scorso aprile 2018, riferisce il rapporto Unicef, sono stati 68'409 i minori migranti detenuti nei centri in Messico, il 91% di loro è stato poi espulso verso i Paesi dell'America centrale. Inoltre nei primi sei mesi del 2018 sono stati 24'189 i bambini e le donne espulsi dagli Stati Uniti e dal Messico. «La detenzione e la separazione dai familiari, per i bambini - ha aggiunto Perceval - è un'esperienza altamente traumatizzante che nuoce al loro futuro sviluppo».

E per chi viene rinviato nel suo paese, come spiega l'Unicef, non c'è solo la violenza che ha tentato di fuggire ma la stigmatizzazione della comunità per il tentativo fallito di vivere in Messico e negli Usa. Un marchio che rende ancora più difficile per gli adulti trovare lavoro e per i bambini reinserirsi. Dunque l'Unicef, per difendere l'interesse dei minori migranti, chiede agli Stati «di mantenere insieme le famiglie, adottare misure alternative alla detenzione e vegliare affinché l'espulsione avvenga con la protezione e il sostegno necessari».
 
 

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