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ITALIAIl cda della Rai ha dato l'ok a Foa presidente

31.07.18 - 18:26
Rita Borioni avrebbe votato contro, Riccardo Laganà si sarebbe astenuto
tipress
Il cda della Rai ha dato l'ok a Foa presidente
Rita Borioni avrebbe votato contro, Riccardo Laganà si sarebbe astenuto

ROMA - Il cda della Rai ha nominato a maggioranza - a quanto si apprende - Marcello Foa presidente della tv pubblica italiana.

A quanto si apprende, in cda Rita Borioni (Pd) avrebbe votato contro la nomina di Foa alla presidenza, mentre Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti della tv pubblica, si sarebbe astenuto.

Il consiglio di amministrazione ha poi nominato Fabrizio Salini amministratore delegato.

Marcello Foa incassa l'ok a maggioranza del cda della Rai, che alla sua prima riunione lo nomina presidente, ma si prepara alla probabile bocciatura di domani in Vigilanza: con Forza Italia schierata sulla linea del no con Pd e Leu, salvo sorprese dell'ultimo minuto, vengono a mancare i due terzi (27 voti su 40) necessari per dare efficacia alla nomina.

Non a caso, in attesa del verdetto di San Macuto, la riunione del consiglio è stata aggiornata a domani alle 14.30: Foa avrà così il tempo necessario per riflettere sulla pronuncia della bicamerale ed eventualmente trarne le conseguenze.

Nella riunione di insediamento, il consiglio dà il via libera a Foa presidente (che si alza al momento del voto) con quattro voti a favore (quelli di Beatrice Coletti, M5S, Igor De Biasio, Lega, Gianpaolo Rossi, Fdi, e Fabrizio Salini, anch'egli come Foa scelto dal governo), il no di Rita Borioni (in quota Pd) e l'astensione di Riccardo Laganà, il consigliere eletto dai dipendenti di Viale Mazzini. Il cda nomina anche Salini amministratore delegato, figura centrale nella nuova Rai disegnata dalla riforma Renzi, con cinque sì (astenuti Borioni e Laganà).

«La Rai è una risorsa per il Paese e non solo per l'informazione, risorsa che va onorata e difesa nell'interesse esclusivo dei cittadini. Le logiche della partitocrazia sono estranee ai miei valori e alla mia cultura che, invece, contemplano un solo impegno incrollabile: quello nei confronti di un giornalismo libero, trasparente e intellettualmente onesto, senza pregiudizi ideologici», commenta Foa, che in cda si sarebbe anche lamentato delle critiche e dei sospetti di simpatie sovraniste piovuti su di lui in questi giorni, sottolineando di non essersi «mai occupato di politica». E garantisce il suo impegno per «un'informazione di servizio pubblico che sia autorevole, indipendente e autenticamente pluralista».

«Ho votato Foa con orgoglio e soddisfazione», assicura Rossi, il cui nome era circolato come possibile alternativa per la presidenza, mentre Laganà spiega di essere astenuto «per motivi di metodo: avremmo voluto un dibattito pubblico su presidente e ad». Foa «non assolve ai criteri di garanzia previsti dalla legge», taglia corto Borioni, mentre Fnsi e Usigrai chiosano con durezza: «Il cda si è piegato al diktat, svelando già al primo atto la totale sudditanza al governo».

Il passaggio più delicato resta quello di domani in commissione di Vigilanza, che alle 8.30 si esprimerà a scrutinio segreto. La maggioranza giallo-verde può contare sulla carta su 21 voti (14 del Movimento Cinque Stelle e 7 della Lega), più 2 di Fratelli d'Italia, che non bastano, dunque, a ratificare la nomina del presidente. L'indicazione per i parlamentari azzurri è infatti votare contro: se Foa sarà bocciato, Forza Italia su aspetta un altro nome dal ministro del Tesoro Tria, questa volta però 'concordato'. Sempre che Foa, in caso di stop, si dimetta dal cda, seguendo la strada scelta nel 2005 da Andrea Monorchio che, indicato presidente Rai e bocciato dalla Vigilanza, rinunciò a tutti gli incarichi a Viale Mazzini.

Se dovesse decidere di restare (accontentandosi dello stipendio da consigliere e lasciando - come ha annunciato - il ruolo di ad del gruppo Corriere del Ticino) non potrebbe contare, secondo Michele Anzaldi (Pd), sulle deleghe da «'consigliere anziano' cui si vorrebbero affidare temporaneamente i poteri del presidente: la legge, peraltro una legge speciale, non prevede supplenze», avverte il deputato dem. E aggiunge: «La Rai deve avere un presidente di garanzia, ratificato dalla Vigilanza a maggioranza di due terzi. Altrimenti è pronto il mio esposto al Tribunale amministrativo regionale».

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