I capi religiosi dell'associazione Atib sono accusati di finanziamenti illeciti dall'estero e di violazione della legge austriaca sull'islam. La Turchia reagisce: «Anti-islamici e razzisti»
VIENNA - Il governo di Vienna ha comunicato la chiusura di 7 moschee e l'imminente espulsione di alcuni imam. Come hanno spiegato il cancelliere Sebastian Kurz e il ministro degli Interni Herbert Kickl, i capi religiosi dell'associazione Atib sono accusati di finanziamenti illeciti dall'estero e di violazione della legge austriaca sull'islam.
Inoltre una quarantina di imam dell'Atib, Unione turco-islamica per le collaborazione culturale e sociale in Austria, rischia di perdere i loro permessi di soggiorno.
La chiusura riguarda quattro moschee a Vienna, due in Alta Austria e una in Carinzia. La chiusura avviene con decreto dell'ufficio della cancelleria competente per le questioni religiose e non è appellabile.
Come ha ribadito il cancelliere Kurz (Oevp) «in Austria non c'è spazio per società parallele e radicalizzazioni». Il vice cancelliere della Fpoe Heinz-Christian Strache ha aggiunto che «non tolleriamo predicatori dell'odio che agiscono in nome della religione».
La Turchia reagisce: «Austria anti-islamica e razzista» - La chiusura delle moschee in Austria e l'espulsione degli imam «è il frutto dell'ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista» nel Paese. Così Ibrahim Kalin, portavoce di Recep Tayyp Erdogan, commenta su Twitter la decisione del governo di Vienna, accusandolo di voler «trarre vantaggi politici colpendo le comunità musulmane».
«Le scelte ideologiche del governo austriaco violano i principi della legalità internazionale, le politiche di integrazione sociale, i diritti delle minoranze e l'etica della coesistenza», ha scritto Kalin. «I passi per normalizzare l'islamofobia e il razzismo vanno respinti in ogni circostanza», ha aggiunto.
«Fondi necessari» - L'associazione islamica Atib (Unione turco-islamica per la collaborazione culturale e sociale in Austria) ha ammesso che gli imam dell'organizzazione presente in Austria percepiscono fondi dall'estero, ma afferma che questo dipende dal fatto che le risorse nel Paese non bastano alla formazione religiosa. È quello che ha spiegato il portavoce Yasar Ersoy all'emittente tv Oe1 dopo la decisione di Vienna di chiudere sette moschee e mandare via alcuni imam.
Yasar Ersoy si propone come "partner" del governo di Sebastian Kurz, e fa appello a uno «scambio». Secondo il portavoce i finanziamenti che arrivano dalla Turchia - così vengono pagati gli stipendi delle guide religiose - sono necessari, perché in Austria non vi sarebbero adeguate possibilità di formazione: «Non lo abbiamo voluto noi, questo accade per coprire questo deficit», ha affermato.