Cerca e trova immobili

SERBIADieci anni a Seselj, ma evita il carcere

11.04.18 - 19:42
L'ultranazionalista serbo è stato condannato in appello per crimini di guerra e contro l'umanità
Keystone
Dieci anni a Seselj, ma evita il carcere
L'ultranazionalista serbo è stato condannato in appello per crimini di guerra e contro l'umanità

BELGRADO - I giudici dell'Aja hanno condannato oggi in appello a 10 anni di reclusione per crimini di guerra e contro l'umanità l'ultranazionalista serbo Vojislav Seselj, che era stato assolto in primo grado il 31 marzo 2016 per insufficienza di prove.

Seselj, che è deputato al parlamento di Belgrado e leader del Partito radicale serbo (Srs), è stato riconosciuto colpevole per tre dei nove capi di accusa, in particolare per l'odio etnico, i maltrattamenti, le persecuzioni e le deportazioni della popolazione croata in Voivodina (nord della Serbia) durante le guerre degli anni Novanta nella ex Jugoslavia.

L'esponente ultranazionalista tuttavia non andrà in carcere dal momento che nella sentenza di condanna è stato calcolato il periodo trascorso in detenzione da Seselj a Scheveningen (il carcere del Tribunale dell'Aja) dal febbraio 2003, quando si consegnò ai giudici, al novembre 2014, quando fu rilasciato temporaneamente per ragioni di salute e per curarsi in Serbia.

A pronunciare la sentenza di secondo grado, che è definitiva, sono stati i giudici dello speciale Meccanismo per i tribunali penali internazionali (Mict), subentrato al Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi) che ha chiuso i battenti alla fine dello scorso anno. L'accusa aveva chiesto ai giudici d'appello la condanna di Seselj a 28 anni di reclusione o l'istruzione di un nuovo processo. L'imputato non era oggi presente in aula, a conferma della sua posizione di assoluta indifferenza al procedimento giudiziario a suo carico, ribadita a più riprese dal suo ritorno in Serbia nel 2014.

In una prima reazione alla condanna odierna, Seselj ha parlato però di «sentenza scandalosa e del tutto illegittima», contro la quale presenterà ricorso. A suo avviso i giudici «hanno assolutamente mentito» dal momento che in Voivodina «non vi fu nessun attacco sistematico a sfondo etnico e non un solo croato fu deportato dalla Serbia».

I croati di Voivodina da parte loro hanno commentato la sentenza parlando di «piccolo sollievo» per tutto quello che ha subito la comunità croata durante gli anni Novanta. «Possiamo dire che un minimo di giustizia è stata fatta», ha detto Tomislav Zigmanov, presidente della Comunità croata di Voivodina.

In Bosnia la condanna di Seselj, pur in ritardo, è stata ritenuta una parziale correzione all'ingiustizia della precedente sentenza assolutoria del Tpi. Le Madri di Srebrenica tuttavia si sono dette deluse dall'entità della pena, giudicata troppo lieve. A Belgrado un'organizzazione giovanile per i diritti umani ha chiesto che a Seselj, dopo la condanna per crimini di guerra, venga revocato il mandato di parlamentare.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE