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CROAZIAEccezioni al divieto dei simboli fascisti e comunisti

28.02.18 - 20:31
Lo ha proposto oggi al governo di Zagabria la Commissione consultiva per il superamento del passato dei regimi non democratici
Keystone
Eccezioni al divieto dei simboli fascisti e comunisti
Lo ha proposto oggi al governo di Zagabria la Commissione consultiva per il superamento del passato dei regimi non democratici

ZAGABRIA - L'uso pubblico del saluto filofascista degli Ustascia croati "Per la patria pronti!", analogo all''heil Hitler' tedesco, resterà anticostituzionale in Croazia, con però alcune eccezioni importanti, quando si riferisce agli avvenimenti della guerra per l'indipendenza croata degli anni Novanta.

Lo ha proposto oggi al governo di Zagabria la Commissione consultiva per il superamento del passato dei regimi non democratici, nominata un anno fa dal primo ministro conservatore Andrej Plenkovic, con il compito di trovare le modalità legali e sociali per diminuire le profonde divisioni presenti da anni nella società croata sul carattere del regime degli Ustascia del duce croato Ante Pavelic, ma anche di quello comunista jugoslavo del maresciallo Tito.

La Commissione, composta in maggioranza da storici, ha ribadito le posizioni espresse in passato anche dalla Corte costituzionale che i simboli degli Ustascia, alleati di Hitler e Mussolini, al potere in Croazia dal 1941 al 1945, sono da ritenere anticostituzionali e in violazione dei valori democratici e di difesa dei diritti umani e delle minoranze ai quali si richiama la moderna Repubblica di Croazia, e di conseguenza resta vietato il loro uso.

Ma la Commissione ha proposto una importante eccezione per il motto Ustascia "Per la patria pronti!", risuscitato nel 1991, all'inizio della guerra per l'indipendenza della Croazia, da alcune formazioni paramilitari croate composte da volontari di estrema destra, poi integrate nell'esercito regolare. Il saluto di chiara derivazione filofascista potrà essere usato durante le commemorazioni pubbliche e sulle tombe dei soldati caduti negli anni Novanta sotto questo simbolo, dopo previo consenso delle autorità competenti. Questo compromesso ha già suscitato una valanga di critiche da parte della stampa liberale e di sinistra.

D'altro canto, l'uso della stella rossa e di altri simboli comunisti e della lotta antifascista rimangono accettabili e non dovrebbero essere vietati, come speravano le organizzazioni e i partiti di destra. Non dovrebbero però essere adoperati per promuovere la parte buia del comunismo, violazioni dei diritti umani e persecuzioni dei dissidenti. Saranno però i giudici a valutare caso per caso il contesto dell'uso della stella rossa e del nome del maresciallo Josip Broz Tito.

Spetta ora al governo e al parlamento tradurre in una normativa le proposte e i consigli della Commissione.

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