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EGITTOStrage del Sinai: «Mio figlio di 5 anni dice tutti i giorni che vuole il suo papà»

28.11.17 - 06:00
Karima parla di un villaggio «stravolto». Il figlio maggiore, sopravvissuto all'attentato, racconta: «I terroristi ridevano»
Strage del Sinai: «Mio figlio di 5 anni dice tutti i giorni che vuole il suo papà»
Karima parla di un villaggio «stravolto». Il figlio maggiore, sopravvissuto all'attentato, racconta: «I terroristi ridevano»

IL CAIRO - «Mio figlio di 5 anni mi dice tutti i giorni che vuole il suo papà, ma io come faccio a portarglielo?», si chiede con la voce rotta Karima Abd El-Fattah. Davanti a lei, nello studio televisivo di “DMC Masa’”, ci sono i vestiti sporchi di sangue del piccolo Adam. Venerdì, nella moschea di Bir el-Abd trasformata in un «mattatoio», il bambino è rimasto ferito alla schiena e a una gamba. Suo papà, invece, è morto insieme ad altre 304 persone.

Ad alcuni giorni dall’attentato, la vedova racconta di un villaggio «stravolto»: «Tutti gli uomini sono morti. Ogni famiglia è stata distrutta in un solo secondo. Tutti i nostri vicini hanno perso qualcuno», spiega. «Che colpa avevano?», si chiede.

Karima si trovava come le altre donne a casa, non lontano dalla moschea, quando gli spari hanno iniziato a risuonare «come pioggia scrosciante». Ha tentato invano di avventurarsi verso il luogo di culto per cercare il marito e i figli, ma ha potuto raggiungerlo solo dopo che le armi hanno finalmente taciuto.

Lì, ha trovato un «mattatoio». Fra i superstiti, frastornati, c’erano i figli Islam e Ahmad, miracolosamente incolumi. Adam, il piccolo, l’aveva già raggiunta a casa in precedenza, ferito. Il marito, invece, giaceva senza vita accanto a un muro.

«Era gente che pregava. Persone come Adam, che aveva addosso questo quando è andato in moschea», continua Karima mostrando i vestitini macchiati di sangue del figlio più piccolo. «Che colpe ha un bambino di 5 anni al quale il papà insegnava a dire le preghiere in moschea tutti i giorni?», si chiede. «In Egitto muoiono i militari, muoiono i poliziotti, muoiono i musulmani e muoiono i cristiani: e chi è che ci sta uccidendo allora?», continua. «Quelli non sono esseri umani», conclude.

Con “quelli” intende i terroristi che le hanno strappato il marito. L'uomo, che rispondeva al nome di Muhammad Abd El-Halim, era direttore della scuola del villaggio.

Islam: «I terroristi ridevano» - Islam, 14 anni, è sopravvissuto per miracolo all’attacco terroristico. Con il fratello Ahmad e un vicino di casa ha avuto la prontezza di nascondersi in un bagno della moschea. Dalla porta rotta, chiusa alla bell’e meglio, ha sentito i terroristi che «scherzavano»: «Ridevano e facevano una sorta di gara a chi uccideva più persone, “Io ho ucciso questo, io quest’altro”, dicevano», racconta il ragazzino. Avrebbero potuto aprire la porta, trovare Islam e i due bambini che erano con lui e ucciderli. Inaspettata, però, è giunta la grazia: «È arrivato il loro comandante e gli ha detto di controllare quell’area o di togliersi di lì», spiega il 14enne. I due hanno preferito spostarsi.

Islam, che viveva finora in una delle regioni più pericolose dell’Egitto, il Sinai, non avrebbe mai pensato di rimanere vittima di un attentato nel suo piccolo villaggio: «Quello che succedeva a Rafah o ad al-Arish sembrava così lontano da noi e poi, tutto d’un colpo, è successo quello che è successo», afferma. Per la madre, Bir El-Abd era addirittura «il villaggio più sicuro della zona, gente per bene».

In quel villaggio, in ogni caso, Karima Abd El-Fattah e i suoi figli non torneranno più: «I bambini non vogliono», spiega la donna. «Laggiù abbiamo la nostra casa e i nostri mobili, ma non ci servono più a niente - sostiene -, il capo famiglia se n’è andato». Il sentimento attuale, sottolinea, è di totale insicurezza: «Guardate che cosa è successo mentre erano nella casa di Dio, sotto la sua protezione. Che cosa succederebbe a noi, a me, ai miei tre figli maschi e a mia figlia, in casa da soli?».

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