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LIBIAMedici senza frontiere non soccorrerà più i migranti in mare

13.08.17 - 12:53
La scelta (temporanea) è di origine politica: «I libici possono fare quello che vogliono, è un meccanismo disumano»
Keystone
Medici senza frontiere non soccorrerà più i migranti in mare
La scelta (temporanea) è di origine politica: «I libici possono fare quello che vogliono, è un meccanismo disumano»

ROMA - «La nostra decisione non nasce tanto da un problema di sicurezza. Il problema è l'assurda e crudele linea politica del governo italiano e dell'Europa per risolvere il problema migranti. Oggi siamo arrivati a fine di un processo che vuole bloccare donne e bambini in Libia, in un carcere a cielo aperto, tra stupri e torture. Relegare i migranti in un inferno non può risolvere il problema».

Lo afferma Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti di migrazione di Medici senza frontiere, in un'intervista a Repubblica in cui spiega le motivazioni alla base della decisione della Ong di sospendere temporaneamente l'attività davanti alla Libia.

«I libici oramai possono fare quello che vogliono con il sostegno dell'Europa e dell'Italia. Noi di Msf non vogliamo essere cooptati in questo meccanismo illegale, perverso e disumano», sottolinea Argenziano, secondo cui «il codice di condotta è solo una distrazione, non ha alcuna base legale. Chi rispetta la legalità siamo noi, come abbiamo sempre fatto. Sono illegali, invece, gli accordi con la Libia, che fanno proliferare gli scafisti e le mafie. Le crisi migratorie si risolvono solo con la gestione ragionata dei flussi. Riprenderemo le nostre attività in mare solo - conclude - se si tornerà alla legge e al diritto internazionale».

Diversa la posizione di Proactiva Open Arms. «Rispettiamo la decisione di Msf, ma noi continueremo le azioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo», dice a Repubblica il direttore operativo della Ong spagnola, Riccardo Gatti. «Tra qualche ora salperemo con la nostra nave Golfo Azzurro da Malta. Stiamo completando il rifornimento. Per noi non cambia molto dalle settimane scorse. Magari non ci avvicineremo molto a Tripoli e staremo un po' più lontani dalle dodici miglia».

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