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GERMANIAVolkswagen, lascia lo storico degli 'schiavi del Reich'

03.11.16 - 19:06
Volkswagen, lascia lo storico degli 'schiavi del Reich'

BERLINO - Si è dimesso lo storico 'aziendale' che per conto di Volkswagen, da quasi 20 anni, studiava il passato nazista del gruppo automobilistico tedesco. L'abbandono ha fatto scattare accuse, respinte dal gruppo, che Wolfsburg voglia riportare nell'ombra il periodo in cui Vw sfruttava internati di Lager nazisti, i cosiddetti "schiavi del Reich".

Decine di storici tedeschi e stranieri hanno scritto una lettera aperta esprimendo indignazione e inquietudine per le dimissioni dello "storico capo" del gruppo, Manfred Grieger.

I 75 studiosi sostengono che lo storico sia stato spinto a dimettersi in seguito ad una ricerca scomoda sul passato di Audi, un marchio del gruppo, e lasciano intendere che, con questo allontanamento, Volkswagen voglia tornare a "mettere tra parentesi le pagine buie della propria storia".

Un portavoce del gruppo ha negato che Grieger sia stato licenziato o forzato a dimettersi. E proprio nelle ultime ore Volkswagen, alla prese da oltre un anno con lo scandalo dei test taroccati sulle emissioni di milioni di veicoli che ha danneggiato immagine e bilanci, ha rilanciato sulla trasparenza annunciando di aver incaricato un "indipendente e rinomato storico" dell'Università di Bielefeld, Christopher Kopper, di indagare "sul ruolo del gruppo durante la dittatura militare brasiliana".

Grieger, che sino alla fine del mese scorso era anche responsabile degli archivi aziendali gestiti in maniera particolarmente 'aperta' nei confronti di studiosi e giornalisti, è noto come co-autore di un monumentale studio che nel 1996 comprovò come Volkswagen abbia sfruttato in maniera massiccia lavori forzati nel suo stabilimento centrale a Wolfsburg, la culla del 'Maggiolino', per produrre armi e materiale militare durante la seconda guerra mondiale, ricorda il New York Times.

Parte degli 'schiavi' venivano presi in 'prestito' da campi di concentramento e anche di sterminio come Auschwitz perché la giovane azienda non aveva sufficiente normali dipendenti. Sorvegliati da Ss e male alimentati, i forzati fra l'altro venivano picchiati e uccisi a colpi d'arma da fuoco per piccole disobbedienze.

Bambini nati dalle internate venivano strappati alle madri e, sotto la sorveglianza di un dottore delle Ss, erano tenuti in uno squallido asilo dove morirono in 365. Il libro rivelò anche informazioni imbarazzanti per le famiglie Porsche e Piech, grandi azioniste del gruppo.
 
 

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