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STATI UNITIRolling Stone, la storia dello stupro al campus era falsa

06.04.15 - 20:28
La rivista ha compiuto una marcia indietro totale e ha fatto tante scuse alla confraternita dell'Università della Virginia che aveva accusato
Rolling Stone, la storia dello stupro al campus era falsa
La rivista ha compiuto una marcia indietro totale e ha fatto tante scuse alla confraternita dell'Università della Virginia che aveva accusato

NEW YORK - Una marcia indietro totale, e con tante scuse. La rivista Rolling Stone ha formalmente ritirato un articolo che aveva pubblicato nel novembre scorso su uno stupro di gruppo da parte di una confraternita all'Università della Virginia, che però, secondo le indagini, probabilmente non è mai avvenuto.

"Un caso di studio", un "fallimento giornalistico che poteva essere evitato", secondo quanto ha affermato Steve Coll, direttore della scuola di giornalismo della Columbia University, la più prestigiosa d'America.

A rivolgersi a Coll affinché esaminasse a fondo l'articolo era stato proprio Rolling Stone, per cercare di ristabilire la sua reputazione scossa sin da quando sono apparse le prime falle nel racconto, pubblicato con il titolo "A Rape on Campus", in cui la presunta vittima, una studentessa, raccontava lo stupro subito da parte del branco. Una violenza perpetrata da ragazzi aderenti a 'Phi Kappa Psi', una confraternita dell'ateneo. E la stessa confraternita oggi ha annunciato che "dopo oltre 130 giorni vissuti sotto una nuvola di sospetto a causa dello sconsiderato articolo di Rolling Sone" ha deciso "di perseguire tutte le azioni legali disponibili contro il magazine".

Già dopo alcune settimane, quando altri giornalisti avevano iniziato a indagare sulla vicenda e a sollevare dubbi, lo stesso direttore di Rolling Stone, Will Dana, aveva riconosciuto che erano emerse "evidenti discrepanze" tra il racconto di Jackie, la ragazza che dice di essere stata violentata, e la realtà. "La nostra fiducia in lei è stata mal riposta", disse Dana. Il prestigioso magazine, sull'onda della campagna nazionale contro i crescenti abusi sessuali negli atenei americani, aveva quindi di fatto montato un caso senza verificare con la dovuta attenzione la veridicità del racconto della ragazza.

Dana si è ora scusato con i lettori e "con tutti coloro che sono stati danneggiati dalla storia", soprattutto i membri della confraternita. "Le aggressioni sessuali sono un serio problema nei campus ed è importante che le vittime di stupro denuncino - ha affermato -. Ci rattrista pensare che la loro volontà di denunciare possa essere limitata dal nostro fallimento".

La giornalista che ha scritto l'articolo, Sabrina Rubin Erdely, e lo stesso Will Dana, hanno affermato di assumersi l'intera responsabilità di quanto è stato pubblicato. Ma nessuno verrà licenziato. Possibile? si domanda la Cnn, notando che Erdely continuerà a scrivere per Rolling Stone con il sostegno di Dana, secondo cui "Sabrina ha fatto un gran lavoro per noi nel corso degli anni e ci aspettiamo che continui", come ha detto al Washington Post.

"A Rape on Campus", scrive il New York Times, rappresenta forse il più insidioso tipo di scandalo nel giornalismo: la mancanza di quello scetticismo che spinge a verificare in maniera approfondita ogni fonte, e di cui nessun giornalista o direttore può essere totalmente immune. L'impatto dell'articolo di Rolling Stone, secondo il Nyt, è stato eguagliato solo dallo scandalo che ne è seguito, e almeno ha prodotto un rapporto di 25 pagine su come non fare il giornalismo.

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