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CORRISPONDENZA ESTEROAndare a Londra e incontrare una volpe in città

22.11.14 - 12:19
La città intende sparare alle volpi che si avvistano per le vie del centro. Un ticinese a Londra ci racconta come si vive in una metropoli dove giri l'angolo e potresti incontrarne una
Andare a Londra e incontrare una volpe in città
La città intende sparare alle volpi che si avvistano per le vie del centro. Un ticinese a Londra ci racconta come si vive in una metropoli dove giri l'angolo e potresti incontrarne una

LONDRA - Camminando la sera per le strade di Londra non è raro incontrare una volpe. Di solito è alla ricerca di cibo tra i rifiuti. Non sembra intimorita dalla presenza dell’uomo. Ti guarda con indifferenza, poi scompare dietro qualche siepe.

Le volpi hanno cominciato a migrare in città dagli anni ’40. Oggi sono molto comuni. Si stima che Londra ne conti circa diecimila e che siano diventate più numerose nelle aree urbane che in campagna. La loro capacità di adattamento è notevole. Nel 2011 degli operai hanno trovato una volpe che abitava al 72° piano del grattacielo di Renzo Piano, the Shard, allora in costruzione. L’animale viveva del cibo gettato dal personale del cantiere.

Quel che succede a Londra è un fenomeno comune a molte città nel mondo e non riguarda soltanto le volpi. L’espansione delle aree urbane e la diminuzione del loro habitat naturale spingono molte specie selvatiche a modificare i propri comportamenti e adattarsi alla convivenza con l’uomo. Alcune specie migrano spontaneamente, altre sono importate o scappano dalla cattività. Alcuni casi sono davvero sorprendenti.

Chi visita Londra è spesso stupito alla vista dello scoiattolo grigio. Importato dal Nord America nel corso del diciannovesimo secolo, è parente di quello rosso. A differenza di quest’ultimo, che è piuttosto timido e vive nei boschi, lo scoiattolo grigio è presente in gran numero nei parchi e nei giardini di città. Curioso e irriverente, si avvicina alle persone tanto da prendere il cibo direttamente dalle loro mani. A Brixton, quartiere del sud di Londra, sono stati osservati degli scoiattoli dissotterrare il crack nascosto dagli spacciatori. Voci secondo cui siano diventati dipendenti sarebbero però leggende urbane: se un animale dovesse mangiare del crack, non sopravvivrebbe.

Se si osserva regolarmente una mangiatoia per uccelli si può sorprendere un parrocchetto dal collare. Si tratta di un piccolo pappagallo originario dell’Asia. È grande circa 30 centimetri e ha un piumaggio di un verde molto acceso con un collare rosa. Il parrocchetto dal collare vive in gruppi numerosi sulle cime degli alberi. Si avvicina di rado al suolo e per questo è più difficile da vedere. Nonostante questo si stima ce ne siano circa ventimila esemplari, una popolazione che cresce del 30% ogni anno. Nessuno sa come siano arrivati, ma ci sono alcune leggende al proposito. Tra queste si racconta che siano scappati dagli Ealing Studios durante le riprese del film “La regina d’Africa” nel 1951 o che discendano da una coppia che Jimi Hendrix ha liberato a Carnaby street nel 1960.

La scorsa estate una tartaruga d’acqua di qualche mese è stata trovata nel Regent’s Canal, il canale congiunge il nord della città con il Tamigi. Le tartarughe d’acqua abitano i canali e i laghetti di Londra in gran numero dall’inizio degli anni ’90, quando i cartoni animati delle Tartarughe Ninja le hanno rese degli animali domestici popolari. Piccole quanto una noce all’acquisto, possono crescere fino a trenta centimetri, così molte persone se ne sono sbarazzate liberandole nei parchi. La scoperta di un esemplare così giovane suggerisce però che le tartarughe siano ora in grado anche di riprodursi, forse grazie alle estati più calde del solito. È un’ipotesi che preoccupa i biologi perché la specie più comune, originaria della Florida, è talmente vorace da divorare in poco tempo tutti i pesci e gli anfibi autoctoni che condividono il suo habitat.

Il ritrovamento più straordinario è forse quello dei canguri del cimitero di Highgate. I due esemplari di wallaby, un canguro di piccole dimensioni, sono stati trovati mentre brucavano
tra le lapidi lo scorso anno. La loro provenienza resta un mistero, nessuno zoo li ha mai reclamati. Un animale è morto nel frattempo, ma il secondo è stato adottato dal personale del cimitero e vive ancora in libertà. Un avvistamento è stato segnalato anche nel parco di Hampstead Heath, ma non è stato confermato. Esistono però delle popolazioni di wallaby selvatici nelle campagne circostanti e in Australia, il loro paese di origine, molti di loro si sono adattati a vivere in zone urbane. Non è quindi impossibile che anche i canguri diventino abitanti comuni della città.

La convivenza degli animali selvatici con l’uomo non è sempre semplice. Gli animali rovistano nella spazzatura, rovinano i giardini, possono essere portatori di malattie e diventare aggressivi. Lo scorso anno dei bambini di pochi mesi sono stati attaccati da una volpe in due episodi distinti. Il caso ha fatto scalpore e molti hanno protestato perché considerano che gli animali siano diventati troppo numerosi.

C’è chi vorrebbe rimediare eliminando il problema alla radice. In molti forum si dibatte sull’utilità di sparare a volpi e scoiattoli, ma questa soluzione (peraltro illegale) è molto contestata. In più occasioni si è sentito di gangster organizzati in vere e proprie battute di caccia in piena città con i loro pit bull. Tuttavia, gli animali selvatici sono ormai così integrati che non sembra possibile liberarsene. Considerando il loro numero e la stretta prossimità con l’uomo i casi di conflitto grave sono davvero rari. La loro presenza è anche vantaggiosa sotto alcuni aspetti. Le volpi, per esempio, contribuiscono non poco a limitare la popolazione dei topi.

Le associazioni per la difesa degli animali consigliano dei metodi dissuasivi per risolvere i fastidi più comuni. Spesso sono sufficienti dei semplici accorgimenti per evitare delle visite indesiderate, come accertarsi che la spazzatura sia ben chiusa nei cassonetti per non essere raggiungibile. Gli animali continueranno a migrare in città fino a quando troveranno le condizioni per viverci. Così come l’uomo si è adattato alla vita urbana nel corso dei secoli, così stanno facendo loro. La chiave per risolvere il problema è forse solo nell’imparare a conviverci.

 

 

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