Un fiume di 20 miliardi di dollari in nuovi contratti si riversa dalla Cina verso la Francia, oltre al miraggio di un raddoppio degli scambi commerciali in cinque anni, da 40 a 80 miliardi di dollari. Con questa prospettiva, Sarkozy "pirata" - così era stato raffigurato il presidente francese a Pechino durante la "crisi" della fiaccola olimpica contestata a Parigi - è un ricordo ormai lontano. Della permanenza in carcere del premio Nobel per la pace, Liu Xiaobao, non si è avuta eco. Anzi, la viceministro degli Esteri, Fu Yiang, ha tagliato corto: "Di questo argomento Francia e Cina non parlano", Liu ha "violato la legge" e basta. I 200 militanti per i diritti umani assiepati alla Tour Eiffel per protestare non devono essere stati neppure notati da Hu, che proprio a pochi metri da lì si apprestava ad essere preso in consegna - dopo un arrivo all'aeroporto con accoglienza della coppia presidenziale Nicolas-Carla - dalla Guardia Repubblicana a cavallo. Onori al numero 1 della classifica di "Forbes" del più potente del pianeta, che non si ricordano per nessun ospite straniero, a parte Benedetto XVI.
Se di diritti umani non si è parlato, Sarkozy ha evitato anche l'attrito su un altro tema scottante, quello della guerra dei cambi che - secondo l'Eliseo - dovrebbe essere il cavallo di battaglia della presidenza francese del G20, che comincia a fine mese. Parigi è profondamente contraria allo yuan basso che Pechino ha interesse a tenere per dopare la competitività dei suoi prodotti, ma non è in questi tre giorni che porrà sul tavolo l'argomento, hanno fatto sapere fonti della presidenza già alla vigilia della visita di Hu.