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SVEZIASvezia, risultati in bilico. Uno svedese in Svizzera: "Folle la politica sull'immigrazione"

21.09.10 - 19:00
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Svezia, risultati in bilico. Uno svedese in Svizzera: "Folle la politica sull'immigrazione"

STOCCOLMA - I risultati definitivi delle elezioni politiche svedesi di domenica scorsa non arriveranno prima di giovedì e, secondo alcuni osservatori, la coalizione 'Alleanza' del premier uscente Fredrik Reinfeldt potrebbe ancora conquistare la maggioranza assoluta.

"Il conteggio finale dei risultati nelle elezioni svedesi non può essere completato fino a giovedì mattina", ha detto la Commissione elettorale, secondo quanto riferito dal sito svedese The Local, spiegando che parte dell'incertezza sta nel fatto che non è ancora noto quanti svedesi all'estero abbiano votato, considerando che alle politiche del 2006 furono 100 mila. Attualmente, alla coalizione di centrodestra (che ha conquistato 172 seggi sui 349 in Parlamento) servono poco più di 7000 voti per raggiungere la maggioranza assoluta di 175 seggi.

Il parere di uno svedese in Svizzera - Il chimico Sven Johansonn (nome inventato conosciuto alla redazione), classe 1965, è nato e cresciuto a Stoccolma, da cinque anni abita in Svizzera, a Zurigo. Questa volta non ha votato per le elezioni di quest'anno. Ha sempre votato socialdemocratici. "La Svezia in cui ho vissuto - racconta l'immigrato svedese - era quella del regno della socialdemocrazia. Già a cinque anni avevo paura del capitalismo - dice con una certa ironia. I socialdemocratici hanno molto potere e, in pratica, il controllo su tutto. In tutti i casi, la Svezia del dopo votazioni non cambierà di molto. Il partito che ha vinto, Alleanza, è di centro destra, moderato, che di certo non rivoluzionerà e non intaccherà il sistema".

"L'SD non è un partito xenofobo" - Anche per quanto riguarda l'ascesa dell'estrema destra Johansonn non sembra scosso e nemmeno pure troppo preoccupato: "Io non ritengo questo partito di estrema destra - spiega Johansson - e neppure xenofobo. Ha semplicemente messo al centro della discussione politica il tema dell'immigrazione. Vede, il problema che molti ritengono giusto affrontare è il fatto che in Svezia uno straniero è naturalizzato in brevissimo tempo. Bastano un paio d'anni. Totalmente diverso dal sistema svizzero dove ci sono i vari permessi, il B, il C, il G, ecc... La politica portata avanti dalla socialdemocrazia della naturalizzazione immediata è una follia. Una follia perché naturalizzazione non significa integrazione".

Lotta al potere della globalizzazione - Secondo l'osservazione dello svedese l'evoluzione degli ultimi anni dell'immigrazione nel suo paese ha subito una china pericolosa: "Se non sbaglio la Svezia ha accolto 600mila irakeni negli ultimi anni, gli americani, che hanno fatto la guerra laggiù soltanto 5000. La percentuale degli stranieri è molto alta, ormai al 20% e ora c'è chi comincia a chiedersi che sarà la Svezia del futuro. Il mio è un paese aperto al mondo e accogliere è cosa buona e giusta. Negli anni '70 la Svezia accolse gli esuli cileni. Appartenevano però a una classe intellettuale che ha portato grande vivacità culturale. I figli e i nipoti di questa immigrazione sono perfettamente integrati. Oggi gli immigrati arrivano dalla Somalia e dall'Iraq. Sono in tanti e sono troppo distanti dalla comunità che li accoglie. Una situazione che mette in pericolo le basi stesse della nostra democrazia. E io penso che più di parlare di vittoria della destra xenofoba, bisogna parlare della nascita di un contrasto tra il potere della globalizzazione e quelli che sono contro la globalizzazione. Sono dell'idea che siano proprio i partiti pro-globalizzazione a macchiare l'immagine di chi è contro, come per esempio L'SD, contraria e quindi tacciata e accusata di razzismo. Qui, il problema è che l'SD ha convogliato voti anche di chi è contro lo strapotere antidemocratico dell'Unione Europea, in cui nessuno sa cosa fanno, cosa decidono e per chi".

Immigrazione: "Adottare il sistema svizzero" - E quale sarà la Svezia di domani? "Mah, al potere ci sono ora quelli della mia generazione. Reinfeldt era nello stesso mio campo militare. Siamo cresciuti nella socialdemocrazia. Essere nazionalisti, cioé essere contenti di appartenere alla comunità in cui si vive, è una cosa giusta. Quando il nazionalismo diventa essere "contro" io non sono più d'accordo. Ritengo importante, fondamentale, che ogni paese mantenga la propria cultura, che consente di costruire la propria autonomia decisionale e un sistema democratico, per i diritti di tutti. Accogliere è giusto, ma attenzione. Il futuro lo vedo così: ci saranno quelli dell'anti-globalizzazione che vorranno mantenere il potere locale, i propri sistemi democratici, mentre i poteri sovranazionali, retti dai partiti pro-globalizzazione, invece, punteranno sul rafforzamento della spinta globalizzante. Io, personalmente, spero che prevalga, alla fine, il sistema svizzero, che dà anche la possibilità al popolo di esprimersi e decidere del proprio futuro".

ATS / p.d'a.

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