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AFGHANISTAN / RUSSIAAfghanistan, quando fu l'Armata Rossa ad arrendersi

15.02.10 - 20:31
Un pluridecorato russo: "La nostra sconfitta può insegnare solo una cosa agli americani. Non potranno mai vincere. Devono andarsene prima che sia troppo tardi"
Keystone
Afghanistan, quando fu l'Armata Rossa ad arrendersi
Un pluridecorato russo: "La nostra sconfitta può insegnare solo una cosa agli americani. Non potranno mai vincere. Devono andarsene prima che sia troppo tardi"

MOSCA - Ventuno anni fa, il 15 febbraio 1989 l'ultimo militare sovietico, il generale Boris Gromov, abbandonava l'Afghanistan, una data ricordata oggi dai Talebani come un monito per il presidente americano Barack Obama.

Attraverso un ponte che collegava l'Urss al Paese invaso dieci anni prima, il generale lasciava dietro di sé una guerra che non poteva essere vinta e che aveva provocato oltre 15.000 morti nell'Armata Rossa e milioni di uccisi, mutilati e di profughi tra gli afghani.

Come hanno ricordato alcuni comandanti reduci dell'Afghanistan, l'Armata rossa aveva deciso l'invasione pensando ad un'eroica, rapida e vittoriosa campagna, ma finì impantanata tra montagne gelide, alle mercé dei 'mujaheddin', e dopo dieci anni si rese conto che l'unica via d'uscita era la ritirata.

"A volere l'invasione erano stati in quattro: Breznev, Gromyko, Ustinov e Andropov. Ed era stata un'idiozia - raccontò un ex alto funzionario del Comitato centrale del Pcus Vladimir Kuprianovic -. A decidere il ritiro, dopo qualche anno di esitazione, furono in due, Gorbaciov e Shevardnadze", allora rispettivamente presidente e ministro degli esteri sovietici.

L'anno scorso, un pluridecorato russo, Yuri Shaidurov, commentò: "La nostra sconfitta può insegnare solo una cosa agli americani. Non potranno mai vincere. Devono andarsene prima che sia troppo tardi".

ATS

Foto d'apertura: Keystone

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