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INTERVISTAMario Venuti, l'ultimo dei romantici

30.11.12 - 07:00
Il cantautore si racconta. Stasera showcase su Rete Tre
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Mario Venuti, l'ultimo dei romantici
Il cantautore si racconta. Stasera showcase su Rete Tre

LUGANO. Nell’ambito degli showcase di Rete Tre, questa sera alle 21 Mario Venuti presenterà in chiave acustica il suo ultimo album.

Si intitola “L’ultimo romantico” la nuova produzione del cantautore siciliano: dodici brani che si spingono, come sempre, oltre un’espressione musicale ben precisa. Nel mezzo dei versi, Venuti si racconta, narra la sua esistenza, tra riflessioni filosofiche (“l’amore non è quel che abbiamo, ma quello che ci manca”) e (auto)convinzioni “in cui il tempo che avanza non riesce a demolire la voglia di chiamarsi – e farsi chiamare – ragazzo fino alla morte”…

Mario, nel 2012 i romantici non esistono più?
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I tempi sono tutt’altro che romantici… A causa della crisi economica siamo diventati tutti estremamente razionali, numerici… Guardiamo lo spread, facciamo i conti della serva per far quadrare il bilancio a fine mese… E per reazione, il lavoro del musicista si è mutato in un mestiere più singolare… Oppure romantico, appunto… Ma nella migliore delle eccezioni" 

Tu lo sei ancora, però…
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Sì, devo confessarti che ho ancora un po’ di fiducia nella forza dell’arte, della cultura, della musica… Ma chissà ancora per quanto tempo… Purtroppo la crisi economica fa apparire la professione del musicista come irrilevante, nei termini che se c’è o non c’è è lo stesso… Ma io non ci voglio ancora credere".

Il romantico insegue il proprio sogno… Ma anche una volta averlo afferrato è inevitabile non smettere mai di sognare…
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Certo… Se hai questa attitudine, la porti con te tutta la vita… Oggi gli “ultimi romantici” possono essere tutte quelle persone che camminano nella direzione opposta… Perché, alla fine, credono in un ideale… Un esempio potrebbe essere legato a coloro che si gettano a capofitto nel volontariato, pensando prima agli altri che a sé stessi".

Il tema della giovinezza ruota attorno all’intero album con un’elevata dose di malinconia… A 49 anni cosa ti manca di più?
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Direi la freschezza e un pizzico di entusiasmo… Col passare del tempo l’energia si consuma… Determinate cose si perdono per strada… È inevitabile".

“Trasformazioni”, l’ultimo singolo, parla della fine del mondo predetta dai Maya… Manca poco… Tu ci credi?
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No, non ci credo… Ma è stata uno spunto per una riflessione: dobbiamo fare quel dobbiamo, anche se domani finisse tutto"

Definisci “Rosa porporina”, la prima canzone, “stranamente rock”… Perché?
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Per il fatto che nasce con un’attitudine etnica, ma che a un certo punto si apre al rock, soprattutto nel ritornello"

 Chi sono i musicisti che ti hanno più influenzato durante il processo di lavorazione dei dodici brani?
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Come era già capitato per “Recidivo” (Universal, 2009), direi Rufus Wainwright… Anche se nel contempo potrei citare anche George Harrison, Franco Battiato, Beck e i Pearl Jam"

La tua carriera è iniziata con i Denovo nel 1982… All’epoca chi erano i tuoi punti di riferimento?
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I Beatles mi accompagnano da sempre… Ma in quel periodo ascoltavo con molta attenzione anche gli XTC e i Talking Heads"

Nel 1997 avete dato vita alla prima e per ora unica reunion del gruppo… Non avete mai pensato alla seconda?
No, anche perché a distanza di tutto questo tempo avrebbe un sapore troppo malinconico…

Come sono i rapporti con gli altri ex componenti della band?
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Direi ottimi… Recentemente ci siamo visti tra le mura di un cinema di Catania in occasione della proiezione di “Magical Mystery Tour” dei Beatles… Alla fine, nessuno di noi poteva perdersela".

 

 

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